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L’amicizia più pura

Scrivo queste parole di getto, dettate da quel compagno di vita che vorremmo non frequentare tanto spesso: il dolore.

E mentre scrivo, proprio in questo istante, dai primi piani del mio palazzo, salgono su lentamente fino qui delle tristi e malinconiche note di un pianoforte che piange insieme a me.

Non so che melodia stiano suonando, ma so solo che lacrima con me.

Oggi è mancata la cagnolina dei miei genitori. Era un Pinscher Nano, anziana e la cui salute cagionevole degli ultimi tempi l’aveva resa ancora più fragile del solito.

Sono qui a scrivere perchè mi sento sopraffare dal dolore. Mi sento quasi come se fosse così grande da non poterlo accogliere.

Sono qui a scrivere perché forse, inconsciamente, mi rendo conto del potere terapeutico delle parole e del riuscire a tradurre, in spazi e simboli, quello che sento dentro di me e che ora sembra voler più spazio.

Nella mia mente si accavallano ricordi e riflessioni, pensieri e sensazioni, mentre dai miei occhi sgorgano lacrime calde che si fanno più copiose a tratti, intervallate da un singhiozzare che talvolta non si arresta.

Vedo l’amicizia fra uomini e animali come un privilegio, a prescindere dalla durata di quest’amicizia.

Se avete avuto un animale nella vostra vita, o se l’avete ora, siete certamente dei privilegiati perché il vostro cammino qui sulla Terra è stato intrecciato a quello di cane, un gatto, un canarino o un altro animale.

E l’animale è un essere dal cuore puro. Un bambino ed un animale hanno lo stesso livello di purezza. Il bambino però cresce e si conforma alle cose del mondo, imparando forse a mentire, a sorriderti quando invece vorrebbe sputarti in faccia, ad abbracciarti quando invece preferirebbe non vederti.

L’animale invece resta uguale: le cose del mondo non lo tangono. Trascorre la sua vita senza mai proferire una parola perché non ne ha bisogno.

Noi anneghiamo in mari di parole, ma ad un animale basta uno sguardo; basta toccarti dolcemente con una zampina; basta agitare un po’ la coda. Alle volte un abbaio o un miagolio, ma è la purezza inalterabile del suo cuore a comunicare sempre e comunque.

L’animale entra nella tua vita portando dietro sé un forziere di tesori da regalarti: sorrisi, allegria, dolcezza, divertimento, amore, tenerezza, commozione. Nello stesso forziere, vi sono però responsabilità, preoccupazioni, paure, e ansie.

Il tesoro sta proprio in questo. L’animale ci regala un cerchio perfetto di emozioni, una vita a trecentosessanta gradi, uno yin e yang reale.

L’animale però ci regala ogni cosa solo in purezza. È come se appoggiasse ogni suo dono sul petalo vellutato di un loto rosa prima di darcelo.

Mai una bugia. Mai un falso complimento. Mai una critica ingiusta e cattiva fatta alle tue spalle. Mai un sorriso dietro cui si cela un odio putrescente. Mai un bacio che però nasconde un pugnale affilato.
Mai un atto di apparente generosità fatta solo per riscuotere consensi. Mai un favore elargito con un salato tornaconto.

La voglio ricordare felice quando correva spensierata abbaiando, con spavalderia, ai cani più grandi di lei.

La voglio ricordare quando abbaiava alle mosche e seguiva il loro volteggiare con aria di buffa sfida.

La voglio ricordare quando, con elettrizzante energia, amava inseguire una macchinina viola.

La voglio ricordare quando rincorreva le palline da tennis.

La voglio ricordare quando era lei a decidere quando darti confidenza e farsi accarezzare da te e mai il contrario.

La voglio ricordare quando correva a perdifiato giù per la discesa che porta al garage, per poi aspettarti a metà strada con negli occhi una punta di preoccupazione non vedendoti.

La voglio ricordare quando le facevamo gli scherzi nascondendoci dietro un muretto.

La voglio ricordare quando, generosamente ed incondizionatamente, mi diede conforto e compagnia dopo che dei ladri – un maledetto giorno – s’intrufolarono a casa mia per rubarmi quello che avevo.

Nei giorni seguenti avevo così tanta paura a stare sola che al pensiero di andare a dormire trasalivo. Ma la sua presenza, fedele e attenta, mi permise di riposare sapendo di avere vicino a me una compagna guardinga.

La voglio ricordare in tutte le migliaia di situazioni in cui seppe farci ridere regalandoci una comicità senza pari.

La voglio ricordare per tutti i nomignoli comici che le davamo e per i tanti giochi, sempre nuovi, che inventavamo e di cui lei era sempre un’entusiasta partecipante.

Da credente e con tanta fede in Dio, sento nel cuore – assieme al dolore quasi incontenibile – la gratitudine per aver potuto conoscere questa cagnolina che tanto mi ha insegnato.

Gratitudine per aver potuto vivere un’amicizia così pura. L’amicizia più pura.

fiore di loto

Dedicato a te, piccolina, che sei davvero un loto.

Nipponiche scie d’affetto

blog4Gennaio è un mese strano: ha trentuno giorni eppure è come se ne avesse il doppio.

Davvero, sembra non finire mai.

D’altra parte non è certo l’unico mese del calendario ad avere trentuno giorni, ma lui è particolare. È come se le sue mezzore durassero un’ora e le sue giornate equivalessero a due.
Sarà forse perché, in questo mese, inevitabilmente mi ricordo che anagraficamente invecchio di un anno? Chissà. È probabile che sia questo inesorabile campanello che trilla ad ogni inizio anno a rallentare il ritmo di tutto il mese. O magari dovrebbe fare l’esatto contrario. Non so spiegarmi questo improvviso rallentamento temporale che però, varcata la soglia del palazzo del Principe Febbraio, sparisce all’istante.

Nonostante i tanti e spesso tragicomici incidenti con le Poste Italiane e lo spaventoso corriere SDA di cui basta nominare il nome per sentirsi pervadere da brividi di terrore, nella mia casetta sono arrivate preziosissime scie nipponiche d’affetto.

Regali speciali che racchiudono l’affetto ed il pensiero di chi li ha scelti, incartati amorevolmente e spediti al mio indirizzo.

Uno dei doni più recenti è stato quello da parte di Saku-chan e suo papè, Ishii-san. Un pacco gigantesco contenente tante di quelle meraviglie che penso ve le mostrerò a più riprese.

Il tema predominante di questo pacco erano gli 縁起物 engimono, ossia delicate statuine raffiguranti gli animali dello zodiaco cinese. Ogni anno corrisponde ad un animale. Il 2014 èl’anno del cavallo o 馬uma in giapponese.

Gli engimono equini regnavano sovrani nel pacco, tutti accompagnati dal loro personalissimo sfondo dorato, piedistallo o cuscinetto rosso e placchetta di legno.

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A me che non piacciono molto le statuine in generale, questi cavallini mi sono stati simpatici da subito.

Sugli sfondi pieghevoli dorati che accompagnano ogni cavallino, ecco brillare il kanji 寿 kotobuki, un ideogramma imbevuto di positività ed ottimismo. E’ il kanji di longevità, ma anche di festeggiamenti, congratulazioni, momento di festa e gioia.

Tra l’altro, è uno dei kanji che compone la parola sushi: 寿司 sebbene entrambi gli ideogrammi siano stati scelti per una questione principalmente fonetica…anche se, noto io, il sushi è un piatto che in Giappone spesso (non sempre) si consuma proprio in occasione di qualche evento positivo e che si desidera festeggiare!

Ecco 寿 kotobuki:

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Particolare molto grazioso della sella di uno dei miei nuovi amici equini:

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Ci sono le つる tsuru, ossia le gru di origami!

Siamo a gennaio, questo primo mese che apre le danze del nuovo anno e – per poter stare dietro a tutti gli impegni o date importanti che ci accompagneranno durante i trecentosessantaepassa giorni che ci aspettano, normalmente si ricorre ad un calendario.

I tempi moderni quasi ci spingono ad usarne la versione digitale, ma io continuo a preferire il calendario cartaceo, quello con le pagine che vanno girate ogni mese e su cui compaiono paesaggi o soggetti sempre diversi.

Ecco il magnifico calendario che ho ricevuto da Saku-chan:

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Con un calendario elegante così, sarà quasi un dolore annotarvi sopra qualsivoglia appunto!

Guardate che incantevole vista viene dedicata a gennaio! Lo riconoscete, vero?

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Continuo delicatamente ad ammirare tutti i doni in quella scatola, ma sono davvero tanti! Il cuore mi batte a mille e mi sembra di essere in un sogno.

Scorgo, ad un tratto, una busta…mi basta guardarla per lanciare involontariamente un gridolino di gioia ed incredulità!

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Capisco subito di che si tratta e quasi non riesco a crederci!

Capisco che Saku, co-fondatrice di Dadakko-ya, ha fatto fare su misura due timbri con il nome del nostro negozietto!!!

Guardate che meraviglia. Uno in verticale e l’altro in orizzontale:

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Nel pacco, vi erano altri timbri che Saku ha pensato potessero servirmi per il negozietto, ma ve li mostrerò un’altra volta.

In un’altra busta, però, ecco una preziosa scatola di 朱肉 shuniku, ossia di inchiostro giapponese color vermiglio usato proprio per i timbri, soprattutto quelli ufficiali per la firma (v. ハンコ hanko).

Ecco la scatoletta di 朱肉 shuniku accompagnata da un messaggio di Saku nella sua dolce calligrafia:

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Ecco il colore dello shuniku:

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Nel post-it verde, Saku mi ricorda che – essendo i miei timbri dei timbri giapponesi – è giusto che io utilizzi l’inchiostro giapponese.

Avevo una scatoletta di shuniku ancora inutilizzata, ma anche avevo acquistato in Giappone per il mio hanko.

Vi ricordate quando vi parlai del mio timbro? Proprio qui.

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Ed ecco di nuovo il mio fedele hanko che è ancora con me e con cui firmo tutto quello che ricevete da me, che siano lettere, biglietti, origami, ecc.

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Finirò di parlarvi dei doni di Sakura in un altro momento perchè ci metterei davvero tanto ad illustrarveli tutti.

Vediamo ora alcune scie nipponiche d`affetto da parte di Akiko-chan, la quale mi ha inviato tante piccole gemme e di cui vi mostro una parte:

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Questi sono お祝箸 o-iwaibashi, ossia bacchette per mangiare ma riservati alle feste e ricorrenze speciali.
Come vedete, eccoli adornati da 寿 kotobuki!

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Ecco una bustina di ゆかり Yukari, un tipo di furikake molto conosciuto in Giappone e a base di しそ shiso tritato.

 

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Ed un suo bento-ricettario…e che mi è bastato vedere per sentirmi stringere il cuore dall’emozione!

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Il libro è intitolato 粗食のすすめお弁当レシピ Soshoku no susume obentoo reshipi, ossia ricettario per bento a base di ingredienti semplici (e forse anche poveri, inteso come materie prime non troppo lavorate o pasticciate industrialmente. Sono ricette, queste, per creare dei bento sani e gustosi).

Vi parlerò del resto in un prossimo post, ma intanto ci tenevo a condividere la gioia nell`aver ricevuto queste meravigliose scie nipponiche d`affetto da parte di persone a me infinitamente care. Persone che non hanno mai smesso di volermi bene e che non hanno di certo lasciato che la distanza fisica intaccasse la nostra forte amicizia. Sono persone che, pur avendo di mezzo migliaia di kilometri, non hanno mai per un attimo cessato di starmi vicine e darmi sostegno soprattutto durante i momenti più dolorosi vissuti da quando sono ritornata in Italia.

Ogni loro dono, ogni loro gesto d`affetto, ha per me un valore incommensurabile e che forse non potrò nemmeno mai descrivervi.

Prima di concludere, però, vorrei scrivere ancora.

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Vorrei scrivere del grande Emilio Salgari, il famoso scrittore italiano divenuto celebre soprattutto per i suoi romanzi d`avventura come I misteri della jungla nera, Sandokan, I pirati della Malesia, ecc.

Fa un certo effetto scoprire che l`ultima dimora di Salgari è stata a poca distanza da casa mia. Fa effetto perché riscoprendolo mi sono sentita quasi come se lo conoscessi, come se avessimo fatto tante chiacchierate su mille viaggi e mille esplorazioni.

In uno di quei mucchi di libri a poco prezzo che ogni tanto s`incontrano nei supermercati, tempo fa scovai proprio L`eroina di Port-Arthur, una piccola perla di letteratura salgariana imbevuta ed ammantata di quel fascino mitizzato che il Lontano Oriente esercitava sugli Europei in un`epoca in cui ancora i viaggi oceanici non erano alla portata di tutti e approdare a terre così esotiche poteva essere solo un sogno o un raro privilegio concesso a pochi.

In questo breve ma prezioso romanzo, Salgari ci racconta una storia di tradimento, aspettative dolorosamente infrante, cuori spezzati irrimediabilmente, coraggio e orgoglio, tutto ambientato durante il conflitto russo-giapponese all`ombra del Monte Fuji o – come lo chiamava l`autore usando un vetusto nipponismo “Fusi-yama”.
Il racconto, che non rovinerò facendone un piatto riassunto, narra la storia della bellissima Shima, figlia di un potente daimyoo e del suo amore per Boris, un giovante tenente della marina militare russa.

Questo romanzo è puro incanto.

Aprendolo ed iniziando a leggerlo, mi è sembrato di ritrovarmi fra le mani uno di quei libri da bambini con paesaggi e castelli di cartone e che fuoriescono dalle pagine, con l`unica differenza che qui al posto di palazzi e boschi tridimensionali, vi sono le magiche parole di Salgari infuse di una bellezza narrativa strabiliante.

Ogni parola profuma di antico e sembra sfoggiare preziosi ricami di tempi che furono.

Ogni parola racchiude con forza il fascino che il Sol Levante aveva sugli Occidentali, in epoche dove la maggior parte delle persone non poteva che fantasticare su ciò che ci poteva essere o non essere in quelle terre lontane e ricche di misteri!

Quei pochi elementi che arrivavano dal Giappone venivano prontamente rielaborati e idealizzati, fino a stuzzicare l`appetito di poeti, scrittori, artisti che – con qualche descrizione frammentaria di una geisha-san oppure di un tatami – ecco che si riusciva a scrivere sognando.

Si dice che Salgari non riuscì mai a visitare i luoghi esotici da lui così amorevolmente descritti nei suoi romanzi e questo ogni volta non smette di infondermi un po’ di malinconia.

Dal suo appartamento qui di Torino, lo scrittore era solito prendere un tram che lo conduceva alla Biblioteca Civica Centrale dove poteva procurarsi tutte le mappe ed atlanti del mondo, sue preziose fonti d`informazione e spunti per la creazione dei suoi memorabili romanzi.

Leggete L`Eroina di Port-Arthur e verrete stregati dalla prosa di Salgari, delicata ma al tempo stesso ornata come piatti di Imari.

Vi sembrerà di vedere l`incantevole Shima mentre sconsolata appoggia il mento sulle mani pigramente aggrappate alla ringhiera del suo principesco balcone.

Vi sembrerà di vedere i vasi di pregio e le stoffe ricamate che abbelliscono la sua casa.

Vi sembrerà quasi di scorgere il volto severo e orgoglioso del Daimyoo, mentre ordina ai fedeli samurai di affilare le katana.

Appena cesserà questa pioggia ostinata e poco simpatica, andrò a fare due passi con l`intenzione di passare sotto casa di Salgari. Spero di trovare un piccolo bar dove potrò ordinare un buon caffè e berlo alla sua memoria.

Emozionanti princìpi

akemashite

あけましておめでとうございます。

Akemashite-omedetoo gozaimasu!

E rieccoci agli inizi di un nuovo anno.

Nuovo libro, pagina pulita, propositi positivi, rinnovati entusiasmi.

Insomma, tutto per ricominciare l’ennesima scalata che ci vedrà impegnati da ora fino a dicembre in alti e bassi; in giornale stupende e in altre difficili.

Il mio periodo di vacanza fino adesso è stato abbastanza sereno, a parte qualche viavai movimentato legato a motivi di salute (nulla di grave) che hanno riguardato persone a me care e vicine.

Ma il resto del tempo è passato in maniera alquanto tranquilla.

È bello pensare al primo gennaio, a questo principissimo, come ad un primo gradino, come il primo sentiero da percorrere per scalare la montagna. Al termine della scalata, il premio che ci spetterà, saranno una maggior consapevolezza, saggezza, conoscenza e virtù.

Premi, questi, che non sono quantificabili certamente in denaro.

Verso fine dicembre, in genere, si tirano le somme e si stila mentalmente una sorta di bilancio di quello che è stato.

Ci si auspica sempre che l’anno successivo sia più felice, più facile, più prosperoso. Ma alla fine non sappiamo mai che cosa ci aspetti davvero.

Voltandoci un attimo con lo sguardo al passato, scorgiamo certamente anni che ricordiamo per la loro austerità e pesantezza, mentre altri sono passati velocemente forse proprio perché così pieni di gioie.

Ma ogni anno di vita in sè è un tesoro che non tornerà più. È un tesoro che ci ha fatto dono di saggezza ed esperienza, soprattutto quando la scalata si faceva ardua. È precisamente in quei frangenti che si acquisiscono i doni migliori.

È quasi come se si debba necessariamente soffrire per acquisire profondità e ricchezza di spirito.

Sempre felicità, sempre salute, sempre serenità, sempre tutto bello allora sono cose che umanamente ci auguriamo, ma che forse non dovremmo. Senza il salato non ci sarebbe il dolce; senza il freddo non ci sarebbe il caldo; senza il buio non ci sarebbe la luce.

Ogni volta che mi preparo a scrivere un post e apro la pagina principale di Blogger*, leggo sempre un commento che è lì da mesi e mesi e che non ho mai pubblicato.
(*questo articolo è stato scritto in originale sulla vecchia piattaforma e poi riportato sul nuovo blog)

Parole molto gentile e sentite col cuore, scritte per me da un ragazzo giapponese che silenziosamente – molto silenziosamente – segue Biancorosso Giappone con passione perché, dice, lo aiuta a migliorare il suo italiano.

Questo commento molto sincero e carico di stima per me (e che non merito) è ancora lì da pubblicare poiché il suo autore mi ha espressamente chiesto di non pubblicarlo. Mi ha detto di vergognarsi.

Rispetto la sua richiesta e allora il suo commento è ancora là, sospeso lì a mezz’aria che pur rimanendo in questa posizione incerta, in bilico, mi fa piacere trovare e ritrovare ogni volta.

Il 2013 è stato l`anno di rinascita del mio bazar: Dadakko-ya だだっ子屋.

Una tappa importante nel mio travagliato percorso di ricostruzione interiore.

La mia prima vetrina dell’anno ho scelto di dedicarla ad una mia grande passione: gli incensi (giapponesi, ovviamente).

Proprio ieri, qui nel quartiere dove abito, ho avuto la possibilità di avere una deliziosa conversazione sull’argomento con una signora, proprietaria di un negozio di artigianato tibetano.

La signora, da qualche tempo, ha iniziato a vendere incensi tibetani originali, preparati nei monasteri secondo vecchie ricette, tra cui alcune antichissime formulazioni che pare addirittura provengano dai libri di Milarepa.

Da qualche tempo nutrivo curiosità per questi incensi tibetani, anche se non li conosco affatto. Ne ho acquistato qualche bastoncino per curiosità e di cui vi parlerò in seguito.

La signora, però, mi esprimeva la sua ammirazione per gli incensi giapponesi i quali – a suo parere di persona esperta di artigianato e prodotti tradizionali tibetani e indiani – sono assolutamente i migliori e ineguagliati fino adesso in quanto a delicatezza e raffinatezza.

La gioia nel sentire queste sue parole mi ha regalato un sorriso che mi sono portata dietro, fino a casa!

La mia grande amica, Akiko, mi ha aiutata a procurarmi questi incensi la cui selezione è avvenuta in armonioso tandem.

Se vi interessa qualcosa, mandatemi una mail a biancorossogiappone@yahoo.it
Per gli incensi, utilizzo come metodo di spedizione la posta raccomandata che, per tutta Italia, si aggira sui 5 euro. Se siete a Torino e dintorni, la consegna può avvenire a mano evitando quindi costi aggiuntivi.

Ogni incenso è accompagnato da una mia descrizione il cui scopo è quello di aiutarvi ad immaginare la fragranza.

Ricordate che però gli incensi, proprio come i profumi, sono molto soggettivi e personali e ciò che sentite annusando i bastoncini spenti non sempre coincide con la fragranza che questi sprigionano una volta bruciati.

Numerosi sono i fattori che concorrono a creare un’esperienza olfattiva sempre nuova.

Iniziamo.

Ume

Incenso all’ume

Aprite l’elegante confezione di うめ ume, chiudete gli occhi, avvicinatela al vostro naso e annusatene la fragranza.

Quello che le vostre narici capteranno non sarà un profumo. Vi potrei parlare di profumo se questo fosse un qualunquissimo incensetto facilmente etichettabile col nome di questo o quell’ingrediente.

Ma qui siamo oltre. Siamo davvero in un mondo a parte.

In questo incenso, io colgo l’effluvio di un legno antico di sandalo impregnato di olio di ume e abbracciato da un mazzo di lavanda appena raccolta.

C’è un qualcosa di balsamico nella sua fragranza che mi riporta, con forza, all’interno di un’antichissima ed oscura sala dentro la pagoda di 東時 Tooji, a Kyoto.

Esausta dopo una lunga camminata, mi accomodai su di una panchina di legno che il tempo aveva inesorabilmente consunto.

I miei occhi, abituati alla luminosità del sole di quel pomeriggio, faticavano ad accettare la solenne oscurità di quel posto le cui caratteristiche non riuscivo a mettere a fuoco.

Mi sentivo cieca, ma era una cecità che non mi spaventava perché sapevo essere temporanea e perché mi permetteva di esplorare quel luogo non con la vista, ma con l’olfatto.

Chiusi gli occhi e le mie narici vennero immediatamente accolte da delicatissimi ed eterei fili di un fumo a me invisibile ma il cui aroma arrivò, come una parola d’amore sincera, dritta al cuore.

Quella scia sapeva di tempi che furono, di eleganza solenne e forse vetusta ad un palato disattento. Sapevano di kimono aggraziatamente ben riposti in タンスtansu, vecchie cassettiere dalle maniglie di ottone opaco. Sapevano di armoniose capigliature nere ebano sobriamente raccolte.

Piano piano i miei occhi iniziarono a riacquistare la vista, ma non volevo che questa interrompesse il ricamo d’immagini ed emozioni così amorevolmente eseguito con l’ausilio del mio naso.

Richiusi gli occhi e ritornai a farmi cullare da quella fragranza del tempo.


Incenso Ume di Kousaido, di Kyoto.

Delicata scatolina da 20 g, contenente circa ottanta bastoncini da 7 cm di lunghezza ciascuno.

Ogni bastoncino brucia per circa un quarto d’ora.

Ricordo che gli incensi giapponesi che vi propongo sono tutti 日本製 Nihonsei, prodotti in Giappone, e di qualità. Non contengono ingredienti artificiali, ma sono olii essenziali, resine e spezie.

Ricordo anche che gli incensi giapponesi non contengono bastoncini di legno o di bambù, ma sono composti da impasto puro.

Euro 14 + spedizione.

 

Incenso al loto

Incenso al loto

Hasu è il loto.

Una pianta che, pur nascendo nel fango, ci regala fiori purissimi dove ogni petalo sembra aver una storia da raccontare.

Il loto incarna la limpidezza dell’animo che ritrova il suo fulgore nonostante le ferite e le lordure che a volte hanno costellato il nostro passato.

Forse è per questo che hasu ha una fragranza semplice, senza complicazioni, senza intrecci, senza incroci e senza miscele.

Il suo è l’effluvio dell’innocenza; della risata per un cappello portato via dal vento; del conforto che mani infreddolite ritrovano tenendo stretta una tazza calda di tè; della genuinità ineguagliabile del sorriso divertito di un bambino; del tuffo al cuore che si ha ascoltando, per caso, una vecchia melodia di un nostro giorno felice; del soave sollievo del perdono; di quella gioia pienissima e a trecentosessanta gradi che si ha quando ci si trova esattamente dove si voleva essere.

Hasu sa di fiore. Annusate un fiore all’alba, bagnato dalla rugiada, e in esso ritroverete hasu. Ritroverete l’innocenza.


Incenso Hasu di Kousaido, di Kyoto.

Graziosa scatolina da 20 g, contenente circa ottanta bastoncini da 7 cm di lunghezza ciascuno.

Ogni bastoncino brucia per circa un quarto d’ora.

Euro 14 + spedizione.

 

 

SakuraUsagi

Incenso ai fiori di ciliegio

La primavera è la stagione della rinascita in cui tutto prende una luce nuova e sorprendentemente abbagliante.

Annuso Sakurausagi e mi ritrovo circondata da panni candidi stesi al sole, in un giorno di maggio.

Sono là, affacciata al mio balcone bianco e blu, mentre un sole d’oro illumina la città.

Io sorrido con quella reale contentezza che nasce dal cuore per nessun motivo in particolare, se non forse quello di essere viva e di poter essere proprio lì in quel preciso istante.

I ciliegi in fiore hanno già formato la loro orchestra rosa, intonando le note inconfondibili della sinfonia della pioggia dei petali.

L’aria è già calda e i fragilissimi petali rosa chiaro svolazzano e sembrano raggiungere ogni centimetro quadrato del mondo intorno a me.

Alcuni si posano sulla superficie dell’acqua; altri sui tetti spioventi e lucidi dei templi; altri ancora invece mi si posano sulle mani e sui capelli regalandomi un delicato promemoria dell’inesorabile caducità delle cose terrestri…anche di quella più dolorosamente bella.

Sakurausagi dona alle narici la fragranza dolciastra del fiore di ciliegio equilibrata da una carezza muschiata.


Incenso Sakurausagi di Kousaido, di Kyoto.

Bellissima scatolina da 20 g, contenente circa ottanta bastoncini da 7 cm di lunghezza ciascuno.

Ogni bastoncino brucia per circa un quarto d’ora.

Euro 14 + spedizione.

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