Annin-dōfu, annin-dofu

Una delizia sino-giapponese.

Il ricordo dell’incessante rapsodia delle cicale è indissolubilmente annodato al sapore delle estati giapponesi.

La lotta era quotidiana. Ogni giorno si sfoderavano nuove armi nel tentativo, spesso insufficiente, di ritrovare del refrigerio.

Dal 麦茶 Mugicha (tè d’orzo) alla soba fredda; dalla 冷やし中華 hiyashi-chuuka a scorpacciate di ガリガリ君 Garigari-kun.

Rievocazione dell’Annindofu

Annindofu

Annindofu: un dolce intermezzo refrigerante.

Ma improvvisamente l’altro giorno mi sono ricordata di una piccola delizia che divoravo molto spesso nei pomeriggi più bollenti: 杏仁豆腐 Annindofu o, a voler essere pignoli nella traslitterazione, Annin-dōfu.

Si tratta di una sorta di budino alla mandorla, di provenienza cinese, ma ampiamente e affettuosamente accolto dai palati nipponici tanto da non lasciarlo più andare.

C’è chi dice sia originario della cucina pechinese, chi di quella cantonese e chi ancora ipotizza sia una specialità che deve i suoi natali alle locande di Hong Kong.

Sia come sia, Annindofu è una rinfrescante nota dolce di sicura provenienza dal Regno di Mezzo, anche se non abbiamo certezze sulla sua esatta località di origine.

In Giappone l`Annindofu viene spesso servito nei ristoranti, soprattutto quelli specializzati in cucina cinese o 中華料理 chuuka-ryoori, mentre nei supermercati questo dessert si trova già pronto oppure in polvere a cui serve aggiungere solo acqua o latte.

Per i più pignoli esiste in commercio la cosiddetta polvere di annin (杏仁 annin significa seme di albicocca, e da qui la somiglianza nel sapore con la mandorla) che richiede una preparazione un po’ più complessa.

Alla ricerca (o forse no) della polvere di annin

Ma la polvere di annin è uno di quei prodotti che penso non troverò mai qui a Torino. O forse sì. Chissà.

Magari un giorno mi attenderà sugli scaffali ingarbugliati dei market asiatici di Porta Palazzo, tra pacchi di fagioli mung e confezioni da un kg di ichimi-togarashi, mentre alle mie spalle si srotolerà il caratteristico walzer linguistico tra cinese, romeno, igbo, spagnolo e arabo che sempre colora quel quartiere.

La golosa missione di questa rubrica

Ma in ogni caso questa polvere non avrebbe posto in questa rubrica che – come sapete ormai – vuole condividere con voi ricette autentiche della tradizione casalinga giapponese, riadattate però per il pubblico italiano.

Attenzione! Non sono ricette italianizzate, ma semplicemente ricette riviste per facilitarne la realizzazione; tengo infatti a mente solo i prodotti comunemente reperibili nei supermercati e negozi di alimentari della nostra Penisola.

Sveliamo l’identità dell’Annindofu

Si tratta dunque di un budino, molto rinfrescante, al delizioso sapore di mandorla! Nel suo nome compare la parola dōfu (variazione fonetica del termine tōfu che non necessita di traduzione) perché, diciamo, che visivamente lo ricorda, specialmente quando si utilizza il latte di soia.

Ne esistono alcune varianti  dell’Annindofu a seconda del latte utilizzato: latte vaccino, latte di soia o latte di mandorla. Vi è chi usa la gelatina animale e chi l’agar-agar.

Generalmente lo si guarnisce con qualche bacca di goji (クコの実 kukonomi in giapponese) ammorbidita in acqua, ma vi è anche chi preferisce optare per delle marmellate, coulisse di frutta oppure frutta fresca.

La ricetta dell’Annindofu (finalmente)

La ricetta dell’Annindofu che vi propongo ha essenzialmente due ingredienti obbligatori e due facoltativi.

Vediamo insieme come procedere.

杏仁豆腐 Annindofu

Ingredienti per 4-5 personeIngredienti annin-dofu

600ml di latte di mandorla*

2-3 g di agar-agar**

Una goccia di essenza di mandorla (facoltativo)

Qualche mandorla, bacca di goji ecc. per guarnire (facoltativo)

*Optando per un latte di mandorla poco dolce sarà necessario aggiungere dello zucchero, motivo per cui ho scelto di usare del latte di mandorla siciliano poiché già sufficientemente dolce.

**L’agar-agar o 寒天 kanten è una gelatina di origine interamente vegetale perché ricavata da un’alga. Al giorno d’oggi la si trova in molti supermercati, nei market asiatici oppure nei negozi di alimentari naturali. Esiste sia in polvere che in barrette. Attenetevi scrupolosamente alle dosi di agar-agar indicate poiché il suo potere gelificante è molto forte e nettamente superiore a quello della gelatina animale.

Procedimento

  1. Versare il latte di mandorla in un pentolino e stemperarvi, a freddo, l’agar-agar. Mescolare molto bene aiutandosi, possibilmente, con una frusta.
  2. Mettere a cuocere, a fuoco medio, continuando a mescolare delicatamente.
  3. Spegnere il fuoco proprio prima che il composto inizi a bollire.
  4. A questo punto, se lo si desidera, è possibile aggiungere una goccia di essenza di mandorla senza però esagerare. Il sapore finale deve ricordare il gusto della mandorla, ma senza eccessi.
  5. Versare il composto in coppette della misura prescelta e lasciare raffreddare a temperatura ambiente e poi riporre in frigorifero.
  6. Se lo si desidera, si potrà decorare l`Annindofu con bacche di goji precedentemente ammorbidite in acqua, con delle mandorle, con frutta, ecc.
  7. Servire.
Annin-dofu

Una pausa refrigerante che ci riporta un po’ in Cina e un po’ in Giappone.

L’invito di Marianna

Lasciandoci ora alle spalle ricordi di rapsodie di cicale, i variopinti scenari dei market orientali di Porta Palazzo, la ricerca non troppo frenetica della polvere di annin andiamo insieme in cucina.

E` lì che con pochi ingredienti della vostra dispensa potremo ricreare alcuni sapori giapponesi della quotidianità.

E’ la mia maniera per tener viva un’esperienza che ha restituito una Marianna diversa. Ed è la vostra maniera per far parte, qualora lo desideriate, di ciò che sono.

Alla prossima ricetta di katei-ryoori!

E come si dice in giapponese prima di mangiare e bere:

Itadakimasu!

いただきます!