La richiesta di Kyoko

“Marianna, quando torni in Italia dovrai fare da ambasciatrice del furoshiki!” – mi disse Kyoko col suo abituale tono autoritario, incorniciato dai suoi drittissimi capelli color mogano e da quei severi occhiali stretti da vista.
Eravamo appena ritornate da un corso di tecniche di annodamento dei furoshiki, tenutosi in una lunga e stretta bottega ad essi dedicata, in un assolato vicolo a Tokyo. Un posto, quello, dove forse non riuscirei più a far ritorno.

Kyoko riusciva sempre a farmi provare un misto tra soggezione, ammirazione e timore. Sapeva impartire ordini con la risolutezza di un generale ma lo faceva con quegli occhi che tradivano una traccia di sorriso. E questo acuiva la confusione.
Se alle volte mi appigliavo a quella scia di sorriso nei suoi occhi cercando di percorrere un’ipotetica linea scherzosa ecco che lei, molto rapidamente, mi richiamava all’ordine.

Se invece, al contrario, ignoravo quella venatura di buonumore e rimanevo saldamente ferma su una linea più seria ecco che lei si ammorbidiva e mi invitava a fare altrettanto.

Insomma, frastornamento a parte, secondo lei avrei dovuto calarmi nei panni dell’ambasciatrice dei furoshiki in suolo italico. Una proposta / ordine, per la verità, che in quel momento non presi seriamente perché già sapevo che avrei dovuto lasciare il mio amato Giappone e solo all’idea mi sentivo pervadere da malessere e nausea.

Furoshiki
Furoshiki frutto della collaborazione tra Biancorosso Giappone e Hug Me Mama

Cosa sono i furoshiki?

I furoshiki sono un elemento distintivo della cultura giapponese. Ne ho scritto tanto negli anni.
In poche parole si tratta di panni di stoffa (cotone, seta, tessuti sintetici ecc.), generalmente quadrati, utilizzati per avvolgere regali oppure tutto ciò che andrà trasportato come ad esempio il pranzo da portare al lavoro o a scuola, libri, bottiglie e molto altro.
I furoshiki sono però anche uno strumento di grande ingegno che nei secoli ha saputo coniugare semplicità, praticità ed eleganza. Infatti, non svolgono solo la funzione di involucro ma anche di contenitore: i furoshiki sanno diventare, all’occorrenza, sporte della spesa, coprispalle, copricapo, borsette da passeggio e tanto altro a cui l’unico limite è dato dalla fantasia.
Saranno le varie tecniche di annodatura a conferire al furoshiki, di volta in volta, un ruolo nuovo.

Furoshiki
Alcuni furoshiki della mia collezione personale

Alcuni miei bento settimanali, i Mariben, che ho avvolto in furoshiki. Qui il panno non serve solo a facilitare il trasporto del pranzo ma ha anche funzione di elegante tovaglietta.

Invenzione ecologica recente?

Niente affatto. E forse sta proprio questo suo filo diretto con l’antichità a renderlo irresistibilmente affascinante. E’ stato un vero apripista, un anticipatore delle proposte dei movimenti ambientalisti che sarebbero sorti parecchi secoli dopo il suo ingresso.
Pare che le sue origini siano da far risalire al Periodo Nara (710-794) quando un predecessore del furoshiki veniva utilizzato per proteggere e trasportare in tutta sicurezza oggetti preziosi, soprattutto appartenenti a templi e santuari.

Circa seicento anni dopo, invece, uno shogun di nome Yoshimitsu Ashikaga – nonché privilegiato residente presso l’acclamatissimo Kinkakuji di Kyoto – fece costruire un complesso termale nell’antica capitale dove furono invitati molti signori feudali provenienti da varie regioni del Giappone. Per evitare che i loro indumenti ed effetti personali si mescolassero, iniziò a diffondersi fra essi l’abitudine di usare dei panni di stoffa con cui trasportare abiti puliti da indossare dopo il bagno. La poliedricità del furoshiki era cosa evidente della prima ora e infatti non si prestava solo come sacca porta-indumenti ed effetti personali ma anche come tappetino su cui poggiarsi durante il cambio.
Il nome stesso furoshiki 風呂敷 è composto da 風呂 furo che significa bagno e da 敷 shiki che indica lo stendere qualcosa, tipo un panno, per terra.

Un precursore…riscoperto.

Come spesso accade a tutti gli antesignani di qualcosa, anche il furoshiki fu riscoperto e rivalutato a più riprese nel tempo ritrovando nuova lucentezza nella primavera del 2006 – l’anno in cui me ne andai in Giappone, guarda caso – grazie alla campagna di sensibilizzazione ambientale promossa dall’allora Ministro dell’Ambiente, Yuriko Koike.
La campagna della signora Koike intendeva sensibilizzare il pubblico ad una riduzione dei rifiuti e a tal scopo lanciò un’innovativa linea di furoshiki realizzati con tessuti ricavati dalla lavorazione delle bottiglie in PET.
La linea di questi furoshiki doppiamente ecologici aveva come nome una dolce parola giapponese – もったいない mottainai – che indica il rammarico o il dispiacere per un qualcosa che viene buttato via senza che prima ne siano state sfruttate tutte le potenzialità.

Furoshiki e libri
Uso spesso i miei furoshiki per avvolgervi libri.

Libro e furoshiki
Un mio libro avvolto nel furoshiki

Il furoshiki di Biancorosso Giappone

Sognavo da veramente molto tempo di poter proporre un furoshiki che fosse in qualche modo collegato al mio blog e a me. Non dimenticate, d’altra parte, che sono l’ambasciatrice dei furoshiki, con la nomina ricevuta direttamente da Kyoko-san!
Certamente scherzo sul mio ruolo di ambasciatrice ma non scherzo sulla volontà presente da tanto tempo di rendere accessibile a tutti questo panno ispirato alla tradizione del Vecchio Giappone e che, menomale per noi, è ancora viva.

Furoshiki
Ecco il furoshiki creato da Francesca di Hug Me Mama per Biancorosso Giappone.
Sullo sfondo, una kokeshi dipinta dalla mia amica Dea.

Nasce così la collaborazione con Francesca, di Hug Me Mama.
Francesca è una sarta autodidatta che ha conquistato la mia simpatia per la sua onestà e la sua voglia di imparare e creare ma sempre nel rispetto della propria arte.
Ma di lei mi ha colpita specialmente la sua spiccata capacità estetica nel saper scegliere tessuti con forti richiami al Sol Levante.

Insomma, mi piaceva l’idea di proporre questo elemento culturale giapponese a me caro, prodotto però con orgoglio in Italia da una giovane sarta volenterosa.

Questo furoshiki che Francesca ha creato appositamente per Biancorosso Giappone è, non a caso, bianco e rosso e riprende un motivo che gioca molto sul richiamo dell’origami.

Caratteristiche

Furoshiki

Furoshiki di Francesca per Biancorosso Giappone

Il furoshiki che ha Francesca ha realizzato per Biancorosso Giappone ha la misura standard di 50cm x 50cm ed è in morbidissimo cotone biologico.
Francesca utilizza solo stoffe a tessitura diagonale. La scelta, così apparentemente insolita, è dovuta alla capacità che queste stoffe hanno di sorreggere e sostenere in maniera confortevole un neonato, accompagnandone la forma del corpo e senza dunque interferire con la sua fisiologia.
Questo perché Francesca coltiva un profondo interesse verso questi marsupi adatti a mamme con bambini molto piccoli.

Furoshiki e bento
Il furoshiki di Francesca utilizzato per avvolgere un bento blu.

Potete contattare Francesca tramite i suoi canali social su Facebook e Instagram per ordinare non solo il furoshiki bianco e rosso di Biancorosso Giappone ma anche altri panni realizzati con stoffe sempre di ispirazione giapponese.
Su richiesta realizza, se lo si desidera, furoshiki abbinato ad una pochette.

Hug Me Mama
Hug Me Mama e Biancorosso Giappone