Udon al curry: bastano queste parole a trasmettere una sensazione confortevole di calore.
Il calendario ci avvisa che l’estate non è ancora ufficialmente terminata ma noi sappiamo che invece ha già raggiunto la dimensione del ricordo. E’ sufficiente aprire la finestra e lasciarsi accarezzare dall’aria settembrina per venir immediatamente accolti da quel velo effervescente di brezza che già profuma di primi freddi. E con l’abbassamento delle temperature ecco che iniziamo a desiderare profumi e sapori confortanti.
La magia del curry
Il curry è certamente uno di quegli elementi della tavola che sanno rievocare la familiarità dei sapori giapponesi casalinghi. Non a caso, infatti, uno dei piatti cult della cucina casalinga giapponese d’ispirazione moderna è il カレーライス karee-raisu che in traduzione diventa riso al curry. Di questo piatto trovate la gettonatissima ricetta (con storia annessa), naturalmente, su Biancorosso Giappone proprio QUA.
E questo ingrediente torna ad esercitare la sua fragrante e giapponese magia su questo blog grazie a una ricetta che ho scelto per alcune ragioni specifiche. Una di queste ragioni è puramente stagionale perché il curry, con le sue gradazioni che danzano sulla scala cromatica degli ocra, dei Terra di Siena, dei rossicci e dei marroncini, sembra così adatto ad accogliere l’autunno!
Noda-Horo

Percepisco un lento ma costante ritorno a una semplicità. Una sorta ricerca di una genuinità andata dissolta in un’affannata corsa verso chissà cosa. Questa ricerca, riavviatasi con inedito vigore in questo frastornante periodo di pandemia, si manifesta, ad esempio, attraverso l’individuazione di nuovi ritmi e nella riscoperta di materiali semplici.
Qualche tempo fa leggevo da qualche parte di un ritorno delle stoviglie in metallo smaltate proprio perché, rispetto ai tegami di ultima generazione spesso caratterizzati da controversi rivestimenti in materiali antiaderenti, ci riconducono a elementi che riconosciamo come l’acciaio, la ghisa, il vetro.
Questi ritorni dimostrano, a mio avviso, che la natura dell’uomo ha un’essenza che bene o male resta sempre la stessa. A prescindere dalle varie mode che ciclicamente cercano di modellarne le inclinazioni, di fondo c’è una base abbastanza stabile.
Ho avuto di recente la possibilità di rispolverare un nome che stavo dimenticando ma che in Giappone è un’istituzione indiscussa: 野田琺瑯 Noda-Horo. Si tratta di una storica azienda, con sede a Tōkyō, in continua attività da circa ottant’anni, specializzata in un’unica tipologia di prodotti: stoviglie in metallo smaltato. E’ una realtà talmente conosciuta che in Giappone si dice che i tegami smaltati possono essere solo di Noda-Horo!
E in effetti, in un certo senso, è così perché sono prodotti talmente ben fatti che durano praticamente una vita riuscendo a diventare addirittura oggetti tramandati in famiglia.
Kokonabe

Due sono le caratteristiche che colpiscono all’istante osservando le stoviglie di Noda-Horo: il minimalismo e un senso di elegante imperfezione. Del primo ci si accorge già dalle foto mentre il secondo si nota particolarmente esaminando l’oggetto da vicino. Trovo che questi due aspetti si allineino armoniosamente alla preferenza giapponese per il minimalismo e per l’accoglimento del wabi-sabi nelle cose della vita. Bisogna anche precisare che le stoviglie Noda-Horo sono lavorate a mano il che fornisce quel valore aggiunto dell’imperfezione che è, per davvero, una qualità.

Della vasta gamma di stoviglie di Noda-Horo sono rimasta sorpresa dalla bellezza della loro ココナベ Kokonabe (il nome è anche insolitamente traslitterato come coconabe con l’idea, forse, di creare un collegamento linguistico con la cocotte). La Kokonabe riassume agilmente, secondo me, le due caratteristiche che ho menzionato poco più su. Si tratta di un piccolo recipiente con coperchio, in acciaio smaltato e rivestito in vetro, che si presta a ben quattro utilizzi diversi:
1. Può essere usato come tegame, direttamente sul fornello (a gas e a induzione), per la cottura di cibi vari;
2. A mo’ di catino in cui lavare e lasciare a bagno, per esempio, degli ortaggi;
3. E’ perfetto per riporre alimenti in frigorifero;
4. E’ così esteticamente gradevole da essere adatto anche come piatto di portata.


La Kokonabe che ho io è adatta a una persona. Un aggraziato recipiente, multiuso come abbiamo visto, ideale per chi vive da solo, per chi predilige delle monoporzioni o semplicemente trova beneficio in questa misura più contenuta.
Anche il colore è speciale e non lasciato né al caso né tantomeno alle mode passeggere ed effimere: bianco latte.
Le Kokonabe, come tutti i prodotti Noda-Horo, sono interamente realizzati in Giappone.
La vostra Kokonabe
Prima di vedere insieme la ricetta che vedrà di fatto protagonista questo aggraziato recipiente, vi segnalo la possibilità di acquistare la vostra Kokonabe di Noda-Horo con uno sconto del 15% grazie alla collaborazione tra Biancorosso Giappone e Zak Zakka, uno splendido negozio specializzato in articoli giapponesi di uso quotidiano. Cliccate QUI se desiderate acquistarla. Potrete avere la vostra Kokonabe a un prezzo più conveniente, con una spedizione economica e rapidissima.
Udon al curry

Come precisavo in apertura, ho scelto il curry per le sue qualità cromatiche che così ben si adattano alla nuova stagione che ci attende dietro uno sfumato velo temporale.
Ho scelto dunque di utilizzare questo ingrediente per preparare i カレーうどん karee-udon ossia gli udon al curry.
Si tratta di un piatto veramente squisito che io ho realizzato con la Kokonabe ma che ovviamente, mentre aspettate di avere la vostra, potete preparare in una pentola comune.
Ricetta
La Kokonabe è per una persona e dunque anche le dosi della ricetta riflettono quantità corrispondenti. Potete ovviamente regolarvi in base al numero di persone per le quali preparerete questa delizia.
INGREDIENTI

1 matassina di udon da 90g
1 carota piccola
1 patata piccola
Qualche fagiolino (facoltativo)
Un pezzetto da circa 10cm di cipollotto o porro
Una rondella da circa 3cm di zenzero fresco
225ml d’acqua
1 cucchiaino di curry in polvere
1 cucchiaio di amido di mais stemperato in un po’ d’acqua
60ml di mentsuyu*
*PER LA MENTSUYU
I seguenti ingredienti vanno prima miscelati e poi inseriti in ricetta al momento indicato nelle istruzioni.
50ml d’acqua calda
mezzo cucchiaio di salsa di soia
mezzo cucchiaino di zucchero
mezzo cucchiaino di dashi in polvere
un pizzico di sale
PROCEDIMENTO
Lessare al vapore la carota, la patate e i fagiolini se li aggiungete. Tagliare poi le verdure e tocchetti e metterle da parte.
Nella Kokonabe (o altra pentola) versare l’acqua, la mentsuyu, lo zenzero grattugiato e portare ad ebollizione a fiamma dolce. Versare ora il curry in polvere.

Aggiungere a questo punto il porro tagliato per lungo e l’amido stemperato in poca acqua. Portare di nuovo a ebollizione a fiamma lenta dopodiché aggiungere le verdure precedentemente lessate, ad eccezione dei fagiolini che serviranno come decorazione.
A parte far cuocere gli udon che mediamente richiedono circa 10 minuti di cottura in acqua non salata (il sale è già contenuto nell’impasto).
Una volta cotti gli udon, scolarli e trasferirli nella Kokonabe versandoli direttamente nel brodo in cottura con le verdure.
La versatile ed elegante Kokonabe a questo punto vi permette di portarla direttamente in tavola trasformandosi da pentola in piatto di portata. Diversamente, servite i vostri udon in un’ampia scodella e decorate con i fagiolini lessati.

Sono decisamente pronta ad accogliere la mia stagione preferita lasciandomi alle spalle, senza malinconia alcuna, questa estate sfiancante e bislacca. Chissà, forse questo ben più di molti altri, sarà un vero Inizio.