Ero nella mia amata galleria ottocentesca Umberto I a Torino a sorseggiare un matcha latte 抹茶ラテ preparato sorprendentemente ad arte da Avocuddle. Come avevo già fatto migliaia di volte nella mia vita, anche quel giorno i miei occhi si beavano dell’eleganza di quella galleria progettata nel puro stile dei passage parigini.
Ed ecco arrivarmi un inaspettato messaggio che sapeva di Giappone e di guerriere.

A scrivermi il messaggio è stata Elisabetta Percivati, in arte Epi, una giovane illustratrice torinese con il talento per il disegno e il racconto. E una passione travolgente per i viaggi.
Tre ingredienti che Epi è riuscita abilmente ad intrecciare fra di loro dando vita ad uno stile narrativo distintivo e riconoscibile.
Devo ammettere che non conoscevo Epi e nemmeno il suo lavoro. Eppure in pochi istanti ho colto la preziosità del suo messaggio.
Dall’Islanda al Giappone
Infatti, Epi inizia a filare il filo della sua magica narrativa visivo-emotiva con Takk. Perdersi in Islanda, un tributo d’amore a una terra dove l’autrice si ritrova per motivi di studio e di cui finisce per innamorarsi. Uno scrigno di ricordi, sensazioni, esperienze e insegnamenti che Epi sapientemente crea con le sue illustrazioni e i suoi racconti.
Ecco come Becco Giallo, il suo editore, presenta Takk. Con queste parole:
“Un viaggio in Islanda, un reportage sulla storia e sulla cultura islandese dove convivono antichi elfi e moderni lupi.
Una giovane fumettista italiana finisce per errore in Islanda, e se ne innamora perdutamente. Seguono quattordici anni di vita e ricordi minuziosamente raccolti in questo libro, che parla a tutto tondo di una nazione dagli occhi di ghiaccio e dal cuore di lava.
Uno degli ultimi paradisi perduti, ammirato dal resto del mondo eppure non privo di scheletri sepolti
nell’armadio, di notizie occultate, corruzione e inchieste ambientali internazionali.”
La filatura dell’ammaliante tessuto narrativo prosegue con l’opera per cui Epi mi ha scritto. Un salto geografico che va dall’Islanda al Giappone per giungere al suo incantevole Banzai. Guida al Giappone e alle sue guerriere.
Banzai. Guida al Giappone e alle sue guerriere

Con questo generoso volume, Epi ci prende delicatamente per mano e ci accompagna nell’esplorazione di questo suo diario di viaggio. Un resoconto appassionato di un suo viaggio in Giappone che però diventa viaggio per chiunque apra la prima pagina.

Devo confessare di non essere un’esperta del fumetto. Da bambina, come penso tanti della mia generazione, ho amato i fumetti della Disney, le avventure di Braccio di Ferro come anche le storie di Cucciolo, Beppe e Tiramolla di Rebuffi. Da adolescente non avrei voltato le spalle a questi classici senza tempo ma avrei allargato i miei orizzonti scoprendo il fascino irresistibile dell’investigatore dell’incubo di Tiziano Sclavi: Dylan Dog.
A quest’ultimo assocerò per sempre il ricordo di una piccolissima e stracolma libreria dell’usato, nel mio quartiere di periferia a Torino, dove compravo i fumetti di seconda mano del tenebroso detective a duemila lire. Una libreria, ormai scomparsa e inghiottita dal tempo, dove i libri avevano piano piano reclamato ogni cm di spazio, un po’ come rigogliosi rovi reclamano un vecchio edificio.
Nei miei anni in America, poi, avrei proseguito nella mia modesta scoperta del fumetto attraverso le nostalgiche storie di Archie, un personaggio a cui sono affezionata ancora adesso.
In Giappone, invece, mi sarei ritrovata circondata da un’infinità di possibilità fumettistiche. Non solo: avrei scoperto quanto più ampio e più variegato fosse (e sia tutt’ora) il pubblico amante di questo genere artistico-narrativo che invece da noi è comunemente associato all’infanzia e all’adolescenza.
Nonostante tutto, avrei sempre mantenuto un distacco dato forse da una sorta di soggezione. Chissà.
Però nei miei lunghi pomeriggi nipponici, specialmente quelli nel mio accogliente e profumato studio al piano di sopra, mi sarei persa nelle avventure senza tempo di Doraemon, Yotsuba-to, Sazae-san e Kobo-chan.
Ma il diario di Epi non si sarebbe rivelato un semplice fumetto qualunque: avrei scoperto in esso ben di più.
Il viaggio di Epi e le sue guerriere

Nello sfogliare curiosamente prima e nel leggere attentamente poi il diario di Epi, ecco accompagnarmi una sensazione: quella del viaggio come esperienza fisica e spirituale. Non una mera avventura vissuta tramite un racconto di altri quindi con frapposta la naturale distanza tra narratore e lettore. Qui si percepisce, invece, l’emozione elettrizzante della scoperta e riscoperta.
Per me, poi, che col Giappone mantengo un legame vivo e sentitissimo, viaggiare con Epi è stato come tornare a casa.

Dalla partenza all’arrivo e poi dall’inizio di tutto all’adesso. E tutto ciò che vi è nel mezzo.
Il viaggio di Epi, e di conseguenza il viaggio di chi legge, segue un preciso tema nonché percorso: le storie di donne giapponesi lontane e vicine che sono riuscite a lasciare un’impronta e un messaggio forte in un Paese tradizionalmente maschilista.
Un filo rosa

Un filo rosa, dunque, tiene uniti i momenti di questo patchwork esplorativo quasi magico alla scoperta di donne coraggiose, intraprendenti, anticonformiste e forse semplicemente depositarie di intriganti intuizioni.
L’esplorazione assieme a Epi è a volte così accurata e realistica da commuovere. Come ad esempio quando ci si trova nei dintorni dell’immensa e trafficatissima stazione ferroviaria di Shinjuku oppure accomodati in un kaiten-zushi. L’accuratezza delle illustrazioni restituisce al lettore un’emozionante sensazione di essere proprio lì. Si sentono i rumori del traffico cittadino, i segnali acustici dei semafori, i concitati richiami registrati dei negozi verso i clienti, gli irasshaimase gridati con vigore. Si percepisce il profumo del pesce fresco mescolato a quello del sencha bollente; la fragranza dolciastra delle caldarroste e dei taiyaki.

Epi porta a conoscenza dei suoi lettori nomi delle guerriere che spesso sono sconosciuti a tanti italiani. Ci parla della straordinaria cantante Misora Hibari, della designer Mari Murata, dell’acclamata attrice Sadayakko (a tal proposito vi rimando anche alla biografia che Lesley Downer le dedicò: Madame Sadayakko: The Geisha Who Bewitched the West), della donna samurai Tomoe Gozen e tante altre donne del Giappone antico, moderno e contemporaneo che in qualche modo hanno cambiato il corso della storia.
Un percorso originale, carico di emozioni e da cui traspaiono l’intensa passione che ha animato questo progetto.
Un messaggio di fiducia

Ho accompagnato Epi e ho viaggiato assieme a lei attraverso questa navicella di carta che tutti accoglie e nessuno esclude. In essa ho rintracciato un modo con cui attingere dal coraggio e dalla determinazione di chi ci ha ci preceduto, distante o vicino che sia sulla linea del tempo. Poco importa. E nell’epoca di stravolgimenti e capovolgimenti che stiamo vivendo, qualunque tributo al coraggio è ben accetto.
