
Iroiro 色々 è il titolo che ho scelto per questo mio articolo di fine ottobre: un delicato aggettivo che in giapponese indica un assortimento, una varietà di cose, una specie di zibaldone.
Di natura iroiro, infatti, sarà questo mio scritto poiché conterrà una miscela di pensieri e notizie.
Questo mio iroiro coincide con il sōkō 霜降 che, secondo l’antico calendario solare di origine cinese, è il periodo tra il 23 ottobre e il 6 novembre. Il termine significa, all’incirca, caduta della brina ed è il momento in cui l’autunno comincia ad avvicinarsi alla sua fine per cedere il passo ai rigori dell’inverno.
In effetti, l’arrivo del sōkō è inconfondibile. Lo si percepisce quando primi sbuffi di aria gelida cercano di sfidare le finestre per intrufolarsi in casa di soppiatto.

In questi giorni di sōkō, in un vecchio negozio di alimentari di Torino, ho trovato una magnifica sorpresa: una salsa di soia biologica proveniente dal Giappone. La marca è Clearspring, un’azienda londinese specializzata nell’importazione a marchio proprio di prodotti giapponesi di altissima qualità. In precedenza avevo già scritto qualcosa di questa azienda, soprattutto qui quando vi parlai del tofu.
Se c’è un ingrediente il cui sapore sa riportare davanti ai miei occhi il mio Giappone è proprio la salsa di soia. Molte delle salse di soia in commercio da noi, pur avendo marchi giapponesi come Kikkoman, sono in realtà prodotte in Olanda. Insomma, riuscire ad avere l’ingrediente originale ogni tanto è un piccolo lusso che ogni tanto cerco di concedermi.
Lettere per la pace in Vietnam
Il mio iroiro continua.
Sulle note dell’evocativa San Francisco di Scott McKenzie, ripenso ad una preziosa esperienza che ho fatto quest’estate.
La console onoraria del Vietnam qui a Torino, la professoressa Sandra Scagliotti, a inizi estate mi aveva affidato l’editing di una straordinaria raccolta: Lettere per la pace in Vietnam.

L’estate torinese quest’anno è stata più rovente del solito. E non solo per il clima, naturalmente. Ho dunque affrontato i lunghi pomeriggi torridi dedicandomi a questa raccolta di appelli accorati che Ho Chi Minh scriveva con una sincerità disarmante a varie figure nel mondo. Parole che ancora adesso riverberano la sua buona fede.
In più occasioni, mi sono ritrovata con occhi pieni di lacrime e un’ammirazione per un uomo che riusciva addirittura a trovare parole di conforto per le madri di quegli stessi soldati francesi che martoriavano la sua gente.
A distanza di più di cinquant’anni dalla sua morte, splende ancora il suo sogno di pace.
Sono quindi molto orgogliosa di poter presentarvi questa raccolta alla cui realizzazione ho contribuito anch’io, seppur solo in fase di editing.
Riporto la descrizione riportata sul retro del volume:
“Il Presidente Ho Chi Minh (19 maggio 1890 – 2 settembre 1969), padre della nazione vietnamita, ha dedicato tutta la sua vita alla causa rivoluzionaria, nella convinzione che la questione della liberazione nazionale non riguardasse solo il Viet Nam, ma l’umanità nel suo complesso. Ho Chi Minh. Lettere per la pace in Vietnam raccoglie le missive che, negli anni 1945-1969, il leader indirizzò a vari capi di Stato, politici, militari, prigionieri, immigrati, giovani, donne (madri e mogli di combattenti); accoglie altresì messaggi e istanze rivolte alle autorità internazionali dell’epoca coinvolte negli Accordi di Ginevra per porre fine alla “sporca guerra” e restituire la pace al Viet Nam.“
Potete acquistare il libro cliccando qui.

Libri…dal destino!
Ancora adesso, a distanza di anni, avverto la mancanza della più bella libreria asiatica che abbia mai impreziosito la mia Torino: Mangetsu, in Via San Francesco da Paola. Un vero tributo all’Oriente, alla sua storia millenaria, alla sua ricchezza letteraria, al suo magnifico bouquet linguistico. Una vera dichiarazione d’amore a quella parte di mondo verso cui spesso volgiamo occhi sognanti e anche un po’ idealizzanti.
Ricordo ancora il giorno in cui, dopo aver appreso la notizia dell’imminente chiusura, andai un’ultima volta a salutare la libreria. Percorsi e ripercorsi la saletta centrale e mi persi nella montagna di libri ammonticchiati al centro, già etichettati con uno sconto d’addio. Ritornai anche nello stretto corridoio che collegava il locale principale alla stanza dei tantissimi libri in giapponese. Ogni volta che visitavo quello stanzino sognavo di poterci restare per ore, magari comodamente seduta su una poltrona tramite cui rifugiarmi nel mondo dell’immaginazione.
Sarebbero passati anni da quel giorno quando, attraverso imperscrutabili inanellamenti di serendipità, strascichi di quella libreria mi avrebbero raggiunta!
Mi ci vorrebbero pagine per raccontarvi le vicissitudini che mi avrebbero condotta ai tanti agognati libri di Mangetsu che, a mia insaputa, giacevano in un luogo, in mia attesa!
Vi mostro per ora uno dei volumi preziosissimi che, quel pomeriggio di metà settembre, mi aspettavano in un polveroso magazzino di Torino ovest.
Fuori l’aria si tingeva già delle prime gelide pennellate color blu di San Patrizio. Con quegli agognati libri gelosamente contenuti nella mia sporta di tela, assieme agli amici Rita ed Enrico ho poi assaporato un confortante caffè in un bar a poca distanza. Seduti a un tavolino esterno, quasi all’angolo tra due vie, quell’aria ormai fredda sapeva inequivocabilmente di autunno.

Un libro (nello specifico si tratta di un testo per le scuole superiori) molto dettagliato di storia giapponese che guida il lettore dall’antichità fino ai giorni nostri. Giorni nostri che in realtà corrispondono agli anni Novanta del secolo scorso, periodo di pubblicazione del libro. Edito dalla Yamakawa Shuppansha, con sede ad Uchikanda, Tokyo.
Ritornerò con altre serendipità libresche, con altre saggezze del vecchio himekuri e tutto ciò che l’ispirazione mi detterà.
