Tra le fibre, l’ispirazione di una storia. Di una bozza, di uno schizzo. Creatività che ne genera dell’altra.

Una storia tra le fibre
Una storia tra le fibre

Solo la quiete di quell’angolo solitario riusciva a riportare l’ordine in quella matassa ingarbugliata di situazioni e pensieri.

Solo la calma smeraldina di quel boschetto sapeva ridimensionare le sue paure raffreddando quelle ansie roventi che ogni tanto le si paravano davanti con impudenza.

Solo nel cremisi senza compromessi dei petali di una camelia ritrovava la linearità di una coerenza ormai vacillante.

Quello era il suo rifugio e Ikuko non ci avrebbe rinunciato. Mai.

Il mondo, come lo aveva conosciuto fino a poche ore prima, non era più.

Volti amici che, come maschere costrette a cadere, avevano rivelato putrescenti ghigni. Luccicanti promesse sgretolatesi sotto il peso di una verità. Progetti così vicini da sembrare ad un passo di distanza…svaniti poi senza pietà come il miraggio d’acqua fresca davanti agli occhi bramosi di un assetato.

La consapevolezza amara e ispida del tempo elargito a chi forse non lo meritava.

Col suo microcosmo di sensazioni e percezioni in cocci, nella spontanea bellezza della natura la sua dimensione equilibrante.

Ikuko sarebbe ripartita da lì. Dalle linee armoniose di quelle camelie, dal dondolìo delle foglie cullate dalle aritmiche sinfonie del vento, dalla fragranza selvatica del fiumiciattolo impegnato nel suo moto eterno.

Avrebbe ricomposto quei cocci. Si sarebbe rialzata scuotendosi delicatamente la polvere dal kimono e – asciugandosi le lacrime col dorso della mano irruvidita – avrebbe coraggiosamente ripreso il suo cammino.

Con gli occhi ancora appesantiti dal fluire di lacrime scottanti, avrebbe abbozzato un lieve sorriso nel vedere due bimbi tenersi dolcemente per mano impegnati a canticchiare una di quelle filastrocche dorate di mondi fatati e di incantesimi spezzati.

Le stoffe di Lucia

Come Ikuko, anch’io ho bisogno di nutrirmi di bellezza. Si fa per non affondare nella lordura dei dispiaceri, di certe avversità che sembrano scagliarsi con particolare veemenza e di tutto quel magma quotidiano di preoccupazioni.

Tramite la viva e frizzante comunità delle Socialgnock su Facebook sono venuta a conoscenza di una piccola realtà imprenditoriale italiana: MOWEE Handmade di Lucia Testa.

Un progetto sartoriale caratterizzato da tessuti straordinari che – com’è successo con la pochette di Ikuko – hanno saputo addirittura far germogliare dentro di me un’ispirazione.
Tessuti robusti, dai decori inaspettati e soprattutto unici. Questo è il punto di forza di MOWEE: l’unicità e dunque l’irripetibilità delle creazioni che nascono dalle mani sapienti di Lucia.

Scrunchie gang

Scrunchie dalle tonalità giapponesi

Nel mondo anglofono si parla di passeggiata lungo il viale dei ricordi per far riferimento alla dolce e nostalgica rievocazione di cose passate. Ed è stata in effetti proprio una piacevole camminata lungo la strada delle reminiscenze quella che si è profilata davanti a me rivedendo il termine scrunchie.
Gli scrunchie sono dei fermacoda soffici in tessuto, molto in voga negli anni Novanta quando ero una ragazzina e seguivo assiduamente le vicende di Beverly Hills 90210.
La California era un mondo quasi rarefatto che esisteva solo dietro lo schermo del televisore della cameretta che condividevo con le mie sorelle.

Qualche anno dopo proprio la California sarebbe diventata casa mia.

Lucia li ripropone realizzandoli però con la magia dei suoi tessuti ispiratori.

La creatività vivace e limpida di Lucia è un microcosmo di delicatezza e bravura. E’ come la camelia di Ikuko.

Esattamente così.