blog4Gennaio è un mese strano: ha trentuno giorni eppure è come se ne avesse il doppio.

Davvero, sembra non finire mai.

D’altra parte non è certo l’unico mese del calendario ad avere trentuno giorni, ma lui è particolare. È come se le sue mezzore durassero un’ora e le sue giornate equivalessero a due.
Sarà forse perché, in questo mese, inevitabilmente mi ricordo che anagraficamente invecchio di un anno? Chissà. È probabile che sia questo inesorabile campanello che trilla ad ogni inizio anno a rallentare il ritmo di tutto il mese. O magari dovrebbe fare l’esatto contrario. Non so spiegarmi questo improvviso rallentamento temporale che però, varcata la soglia del palazzo del Principe Febbraio, sparisce all’istante.

Nonostante i tanti e spesso tragicomici incidenti con le Poste Italiane e lo spaventoso corriere SDA di cui basta nominare il nome per sentirsi pervadere da brividi di terrore, nella mia casetta sono arrivate preziosissime scie nipponiche d’affetto.

Regali speciali che racchiudono l’affetto ed il pensiero di chi li ha scelti, incartati amorevolmente e spediti al mio indirizzo.

Uno dei doni più recenti è stato quello da parte di Saku-chan e suo papè, Ishii-san. Un pacco gigantesco contenente tante di quelle meraviglie che penso ve le mostrerò a più riprese.

Il tema predominante di questo pacco erano gli 縁起物 engimono, ossia delicate statuine raffiguranti gli animali dello zodiaco cinese. Ogni anno corrisponde ad un animale. Il 2014 èl’anno del cavallo o 馬uma in giapponese.

Gli engimono equini regnavano sovrani nel pacco, tutti accompagnati dal loro personalissimo sfondo dorato, piedistallo o cuscinetto rosso e placchetta di legno.

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A me che non piacciono molto le statuine in generale, questi cavallini mi sono stati simpatici da subito.

Sugli sfondi pieghevoli dorati che accompagnano ogni cavallino, ecco brillare il kanji 寿 kotobuki, un ideogramma imbevuto di positività ed ottimismo. E’ il kanji di longevità, ma anche di festeggiamenti, congratulazioni, momento di festa e gioia.

Tra l’altro, è uno dei kanji che compone la parola sushi: 寿司 sebbene entrambi gli ideogrammi siano stati scelti per una questione principalmente fonetica…anche se, noto io, il sushi è un piatto che in Giappone spesso (non sempre) si consuma proprio in occasione di qualche evento positivo e che si desidera festeggiare!

Ecco 寿 kotobuki:

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Particolare molto grazioso della sella di uno dei miei nuovi amici equini:

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Ci sono le つる tsuru, ossia le gru di origami!

Siamo a gennaio, questo primo mese che apre le danze del nuovo anno e – per poter stare dietro a tutti gli impegni o date importanti che ci accompagneranno durante i trecentosessantaepassa giorni che ci aspettano, normalmente si ricorre ad un calendario.

I tempi moderni quasi ci spingono ad usarne la versione digitale, ma io continuo a preferire il calendario cartaceo, quello con le pagine che vanno girate ogni mese e su cui compaiono paesaggi o soggetti sempre diversi.

Ecco il magnifico calendario che ho ricevuto da Saku-chan:

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Con un calendario elegante così, sarà quasi un dolore annotarvi sopra qualsivoglia appunto!

Guardate che incantevole vista viene dedicata a gennaio! Lo riconoscete, vero?

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Continuo delicatamente ad ammirare tutti i doni in quella scatola, ma sono davvero tanti! Il cuore mi batte a mille e mi sembra di essere in un sogno.

Scorgo, ad un tratto, una busta…mi basta guardarla per lanciare involontariamente un gridolino di gioia ed incredulità!

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Capisco subito di che si tratta e quasi non riesco a crederci!

Capisco che Saku, co-fondatrice di Dadakko-ya, ha fatto fare su misura due timbri con il nome del nostro negozietto!!!

Guardate che meraviglia. Uno in verticale e l’altro in orizzontale:

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Nel pacco, vi erano altri timbri che Saku ha pensato potessero servirmi per il negozietto, ma ve li mostrerò un’altra volta.

In un’altra busta, però, ecco una preziosa scatola di 朱肉 shuniku, ossia di inchiostro giapponese color vermiglio usato proprio per i timbri, soprattutto quelli ufficiali per la firma (v. ハンコ hanko).

Ecco la scatoletta di 朱肉 shuniku accompagnata da un messaggio di Saku nella sua dolce calligrafia:

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Ecco il colore dello shuniku:

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Nel post-it verde, Saku mi ricorda che – essendo i miei timbri dei timbri giapponesi – è giusto che io utilizzi l’inchiostro giapponese.

Avevo una scatoletta di shuniku ancora inutilizzata, ma anche avevo acquistato in Giappone per il mio hanko.

Vi ricordate quando vi parlai del mio timbro? Proprio qui.

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Ed ecco di nuovo il mio fedele hanko che è ancora con me e con cui firmo tutto quello che ricevete da me, che siano lettere, biglietti, origami, ecc.

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Finirò di parlarvi dei doni di Sakura in un altro momento perchè ci metterei davvero tanto ad illustrarveli tutti.

Vediamo ora alcune scie nipponiche d`affetto da parte di Akiko-chan, la quale mi ha inviato tante piccole gemme e di cui vi mostro una parte:

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Questi sono お祝箸 o-iwaibashi, ossia bacchette per mangiare ma riservati alle feste e ricorrenze speciali.
Come vedete, eccoli adornati da 寿 kotobuki!

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Ecco una bustina di ゆかり Yukari, un tipo di furikake molto conosciuto in Giappone e a base di しそ shiso tritato.

 

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Ed un suo bento-ricettario…e che mi è bastato vedere per sentirmi stringere il cuore dall’emozione!

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Il libro è intitolato 粗食のすすめお弁当レシピ Soshoku no susume obentoo reshipi, ossia ricettario per bento a base di ingredienti semplici (e forse anche poveri, inteso come materie prime non troppo lavorate o pasticciate industrialmente. Sono ricette, queste, per creare dei bento sani e gustosi).

Vi parlerò del resto in un prossimo post, ma intanto ci tenevo a condividere la gioia nell`aver ricevuto queste meravigliose scie nipponiche d`affetto da parte di persone a me infinitamente care. Persone che non hanno mai smesso di volermi bene e che non hanno di certo lasciato che la distanza fisica intaccasse la nostra forte amicizia. Sono persone che, pur avendo di mezzo migliaia di kilometri, non hanno mai per un attimo cessato di starmi vicine e darmi sostegno soprattutto durante i momenti più dolorosi vissuti da quando sono ritornata in Italia.

Ogni loro dono, ogni loro gesto d`affetto, ha per me un valore incommensurabile e che forse non potrò nemmeno mai descrivervi.

Prima di concludere, però, vorrei scrivere ancora.

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Vorrei scrivere del grande Emilio Salgari, il famoso scrittore italiano divenuto celebre soprattutto per i suoi romanzi d`avventura come I misteri della jungla nera, Sandokan, I pirati della Malesia, ecc.

Fa un certo effetto scoprire che l`ultima dimora di Salgari è stata a poca distanza da casa mia. Fa effetto perché riscoprendolo mi sono sentita quasi come se lo conoscessi, come se avessimo fatto tante chiacchierate su mille viaggi e mille esplorazioni.

In uno di quei mucchi di libri a poco prezzo che ogni tanto s`incontrano nei supermercati, tempo fa scovai proprio L`eroina di Port-Arthur, una piccola perla di letteratura salgariana imbevuta ed ammantata di quel fascino mitizzato che il Lontano Oriente esercitava sugli Europei in un`epoca in cui ancora i viaggi oceanici non erano alla portata di tutti e approdare a terre così esotiche poteva essere solo un sogno o un raro privilegio concesso a pochi.

In questo breve ma prezioso romanzo, Salgari ci racconta una storia di tradimento, aspettative dolorosamente infrante, cuori spezzati irrimediabilmente, coraggio e orgoglio, tutto ambientato durante il conflitto russo-giapponese all`ombra del Monte Fuji o – come lo chiamava l`autore usando un vetusto nipponismo “Fusi-yama”.
Il racconto, che non rovinerò facendone un piatto riassunto, narra la storia della bellissima Shima, figlia di un potente daimyoo e del suo amore per Boris, un giovante tenente della marina militare russa.

Questo romanzo è puro incanto.

Aprendolo ed iniziando a leggerlo, mi è sembrato di ritrovarmi fra le mani uno di quei libri da bambini con paesaggi e castelli di cartone e che fuoriescono dalle pagine, con l`unica differenza che qui al posto di palazzi e boschi tridimensionali, vi sono le magiche parole di Salgari infuse di una bellezza narrativa strabiliante.

Ogni parola profuma di antico e sembra sfoggiare preziosi ricami di tempi che furono.

Ogni parola racchiude con forza il fascino che il Sol Levante aveva sugli Occidentali, in epoche dove la maggior parte delle persone non poteva che fantasticare su ciò che ci poteva essere o non essere in quelle terre lontane e ricche di misteri!

Quei pochi elementi che arrivavano dal Giappone venivano prontamente rielaborati e idealizzati, fino a stuzzicare l`appetito di poeti, scrittori, artisti che – con qualche descrizione frammentaria di una geisha-san oppure di un tatami – ecco che si riusciva a scrivere sognando.

Si dice che Salgari non riuscì mai a visitare i luoghi esotici da lui così amorevolmente descritti nei suoi romanzi e questo ogni volta non smette di infondermi un po’ di malinconia.

Dal suo appartamento qui di Torino, lo scrittore era solito prendere un tram che lo conduceva alla Biblioteca Civica Centrale dove poteva procurarsi tutte le mappe ed atlanti del mondo, sue preziose fonti d`informazione e spunti per la creazione dei suoi memorabili romanzi.

Leggete L`Eroina di Port-Arthur e verrete stregati dalla prosa di Salgari, delicata ma al tempo stesso ornata come piatti di Imari.

Vi sembrerà di vedere l`incantevole Shima mentre sconsolata appoggia il mento sulle mani pigramente aggrappate alla ringhiera del suo principesco balcone.

Vi sembrerà di vedere i vasi di pregio e le stoffe ricamate che abbelliscono la sua casa.

Vi sembrerà quasi di scorgere il volto severo e orgoglioso del Daimyoo, mentre ordina ai fedeli samurai di affilare le katana.

Appena cesserà questa pioggia ostinata e poco simpatica, andrò a fare due passi con l`intenzione di passare sotto casa di Salgari. Spero di trovare un piccolo bar dove potrò ordinare un buon caffè e berlo alla sua memoria.