Ieri è iniziato l’autunno senza che neppure me ne ricordassi.
Però, istintivamente, sono andata a passeggiare da sola nel verde che il mio quartiere con generosità ancora offre. Era come se sentissi la necessità profonda di stare a contatto con gli alberi, forse per coglierne inconsciamente le prime variazioni.
Mi sono seduta su una panchina a leggere. Ogni tanto chiudevo il libro tenendo, al suo interno, il dito per non perdere il segno. Poi riaprivo quelle pagine e leggevo ancora un po’.
Quella panchina verde di legno mi ha dato ristoro e mi ha ricordato, ancora una volta, la preziosità dei piccoli istanti come questi.
Non lo faccio mai ma ieri, in quel momento, mi sono sentita ispirata e ho composto questo haiku:

Si è da poco conclusa questa mia prima esperienza di condivisione artistica, attraverso la pubblicazione del mio racconto Le parole di Sho.
Per chi non lo avesse letto, riporto qui di seguito i link alle tre parti da cui è composto:
Prima parte
Seconda parte
Terza e ultima parte
Non so ancora bene quali saranno i miei prossimi passi in questo senso. I riscontri sono stati decisamente incoraggianti e forse dovrei prenderli come sprone alla prossima mossa.
Non so se sia meglio provare a pubblicare ancora un racconto, suddividendolo sempre in più parti come quello precedente, o se sia meglio fare in modo che il resto trovi la sua via verso la pubblicazione cartacea.
Voi cosa ne pensate? E cosa mi consigliate?
Per adesso spezzo questa parentesi letteraria per ritornare alla condivisione confortante di ricette e sapori giapponesi.
E quale modo migliore se non dare il benvenuto all’autunno ufficialmente con una ricetta che lo accolga anche cromaticamente?
Ecco che ho scelto una ricetta semplicissima, di effetto e – come sempre – deliziosamente giapponese: gli しいたけ煮麺 Shītake nyūmen.
Shītake nyūmen: il mio piccolo benvenuto all’autunno

Precisazione linguistica: il nome del piatto contiene degli allungamenti vocalici che, nella trascrizione in lettere, si segnala con quei trattini che vedete posti proprio sopra le vocali interessate. Ho scelto, tuttavia, di non riportarli nel titolo per facilitare la ricerca. In questo modo, chi dovesse ad esempio cercare ricette a base di shiitake dovrebbe riuscire a trovare questa, anche senza digitare esattamente shītake, col trattino sulla i.
Stesso ragionamento per nyūmen, sebbene questo termine sia decisamente meno conosciuto da noi dell’altro.
Onestamente mi sento un po’ in colpa per non aver pubblicato l’ultima ricetta della rubrica estiva 夏の味 Natsu no aji. Avevo programmato cinque ricette in totale ma, arrivata all’ultima, ho perso l’ispirazione. Colpa dell’ultima parentesi di caldo soffocante che ci ha riservato agosto. O forse l’imminente partenza della mia cara amica.
Caldo, malinconia e un senso generale di frastornamento credo abbiano di concerto avuto questo effetto riuscendo, così, ad allontanarmi per un po’ dai miei fornelli giapponesi.
La parola, nel frattempo, l’aveva presa Sho. A modo suo, s’intende.
Tuttavia, non è detto che non riesca a dare a quella ricetta lo spazio che merita. Probabilmente sarà fuori tempo massimo ma ci potrà comunque essere.
E oggi, mentre tento di riordinare le idee per altri articoli, propongo questo impromptu gastronomico con cui accogliere la nuova stagione: gli shītake nyūmen.
Di che si tratta?
Coi primi accenni di fresco – e che presto diventerà freddo – torna gradualmente il desiderio di zuppe e piatti caldi.
La parola 煮麺 nyūmen nella cucina giapponese fa riferimento a zuppe di spaghettini sōmen in un brodo insaporito con salsa di soia e arricchito dall’aggiunta di vari ingredienti a piacere.
Il termine è composto dal carattere 煮 che è la radice del verbo 煮る niru, ossia cuocere, sobbollire. Il secondo carattere, invece, è quello di 麺 men, vale a dire spaghettini; è lo stesso vocabolo che troviamo all’interno della parola ラーメン rāmen, ad esempio.
Ho scelto di preparare questo piatto usando dei buoni shītake essiccati perché, per me, il sapore dei funghi è squisitamente evocativo dell’autunno.
Appare anche la carota che, cromaticamente, ben si abbina alle tonalità dei funghi e del brodo.
Come vedrete, è una ricetta facile da preparare e anche da adattare ad eventuali esigenze alimentari.
Normalmente si usano gli spaghettini sōmen ma, non avendoli, ho utilizzato questi:

Sono 白米ウエーブラーメン hakumai uēbu-rāmen, ossia rāmen ondulati di riso. Questi nello specifico sono quelli di 小林生麺 Kobayashi-seimen, azienda di Sapporo (Hokkaidō) specializzata in paste giapponesi tradizionali, incluse molte varietà senza glutine e adeguate ad esigenze alimentari specifiche.
Per chi fosse a Torino e volesse assaggiare questi rāmen di riso della Kobayashi-seimen, li può trovare da Kawaii Torino, in Via Madama Cristina 11b.
Usate ciò che avete. Vanno bene anche gli udon o la soba.
Ricetta
La ricetta è per una persona quindi potete facilmente calcolare le dosi in base al numero di persone.
Gli ingredienti necessari sono:

3 shītake secchi
350ml d’acqua
1 cucchiaio di salsa di soia
50 ml di mentsuyu*
1 cucchiaino di zucchero
1 porzione di spaghettini a scelta, per una persona (la mia era da 128g)
Mezza carota
Del cipollotto affettato
*Per la salsa mentsuyu: in 50ml d’acqua calda sciogliere 1 cucchiaio e mezzo di salsa di soia, mezzo cucchiaino di zucchero, mezzo cucchiaino di dashi in polvere (di pesce o solo di alga konbu, come preferite).

Mettere a mollo gli shītake secchi in acqua calda e lasciarli a bagno per un quarto d’ora circa. Dopodiché affettarli finemente. Affettare sottilmente anche la carota.
In un pentolino, versare i 350ml d’acqua, il cucchiaio di salsa di soia, i 50ml di mentsuyu e il cucchiaino di zucchero. Amalgamare bene e aggiungere prima i funghi. Portare ad ebollizione dopodiché abbassare la fiamma e lasciar cuocere dolcemente per circa cinque minuti. In questo modo, il brodo assorbirà il sapore intenso e caratteristico degli shītake. Negli ultimi istanti di cottura, aggiungere le carote.

In un pentola d’acqua bollente, versare gli spaghettini scelti e lasciarli cuocere per il tempo indicato sulla confezione. I miei riportavano un tempo di cottura pari a tre minuti.
Scolare, trasferire gli spaghettini in una scodella ed iniziare ad irrorarli con il brodo cercando di tenere di tenere da parte gli ortaggi.
Questi ultimi andranno aggiunti a completamento del piatto, assieme ad altre eventuali guarnizioni.
Potete aggiungere qualsiasi verdura a foglia verde abbiate a disposizione (ad esempio della verza o degli spinaci) e, se lo gradite, del peperoncino macinato fine.
Servire!


Al prossimo sbuffo d’ispirazione! またね。Mata ne!
Si entra finalmente nella mia stagione preferita. Anche se ora mai non esiste quasi più.
Sarebbe splendido per me, andare in riva al Po e sedermi con in mano una copia di un tuo libro cartaceo. Il mio cuore ne sarebbe sicuramente felice.
Splendida ricetta. Quei meravigliosi ramen si trovano anche dal “giapponeseperricchi” in centro. Sono veramente buoni devo dire.
Grazie per questa confortante ricetta.