Siamo ai primi dieci giorni di agosto, ormai. Mese curioso, questo, poiché fa da sala d’aspetto dell’autunno.
D’altra parte, secondo il calendario giapponese tradizionale di derivazione cinese, il periodo compreso tra l’8 e il 22 agosto è noto come 立秋 risshū ovvero l’inizio dell’autunno. Sembra che la morsa più feroce del caldo esasperante resti tra le roventi pieghe di un luglio incandescente. Ora, invece, iniziamo ad assaggiare gli ultimi sorsi dolci di estate diluiti in fresche ed ariose venature temporalesche.

Devo, dunque, affrettarmi a concludere la mia rubrica estiva. Oggi vi proporrò la quarta delle cinque ricette programmate: il kanten di fragole e latte di soia.
A chi non avesse seguito, ricordo che a fine giugno ho inaugurato uno speciale estate che ho voluto chiamare 夏の味 Natsu no aji, cioè Sapori d’estate.

Le tre ricette già pubblicate sono:
Yamagata-dashi
Shiratama del Periodo Edo
Tomatomiso
Non passo subito alla ricetta, lo sapete. C’è sempre molto da scoprire e da condividere. Da anni, ormai, mi si chiede di scrivere un libro poiché ho scritto tanto e ancora tanto scriverò, se Dio vuole.
Ma soprattutto mi chiedo che forma stiano prendendo questi scritti storico-gastronomici e quale potrebbe essere il loro destino.
Certo, potrebbero rimanere qui sul blog, ma vorrei davvero che trovassero posto sulla carta materiale che, sin dai tempi antichi, accoglie parole e pensieri dando loro una tangibile e fragrante dimora.
Se tra chi mi legge c’è qualcuno che desidera aiutarmi ad iniziare un percorso di pubblicazione, mi lasci un commento con un recapito e mi metterò in contatto io.
Fragole, Ingmar Bergman e deviazioni
Avevo scelto di proporre un dolce come quarta ricetta della rubrica. Scelsi di orientarmi verso i kanten (che spiegherò a breve) con ingrediente principale un altro frutto. Non le fragole. Tuttavia, la preparazione di prova ha rivelato troppe incognite e trappole e quindi ho deciso di fare una deviazione rispetto al percorso precedentemente definito.
Non so ancora cosa farò di quella ricetta originale. Probabilmente la riproporrò in altro modo.
Questo allontanamento, però, ha riservato delle sorprese.
Le modifiche di percorso, sebbene a volte ingannevoli, mi affascinano perché conducono a soluzioni o scoperte del tutto inaspettate. Oppure possono portare semplicemente a nuove angolazioni da cui poter osservare meglio una questione.
Questa deviazione mi ha riportato subito alla mente il professor Isak Borg nonché celebre protagonista di un capolavoro del cinema svedese: Smultronstället, in italiano conosciuto come Il posto delle fragole, di Ingmar Bergman. La vicenda narrata nel film, dopotutto, inizia per davvero con una deviazione di percorso.

Il professor Borg comincia così una riflessione sulla vita e sulla morte deviando, di fatto, dal suo percorso prestabilito di viaggio e di pensiero.
Le fragole per gli svedesi non rappresentano solo la primavera ma anche l’innocenza. Insomma, la primavera dell’esistenza. Ed è al ricordo di essa che Borg fa ritorno, seppur solo con la memoria.
La mia deviazione di ricetta non mi ha condotto lungo tortuosi percorsi di riflessione bergmaniani. O almeno, solo in parte.
Mi sono infatti trovata ad ammirare e ad assaporare delle fragranti fragole di montagna. E da lì poi l’idea di ritornare sulla strada principale, verso la mia destinazione.
Ma curiosamente ripenso spesso al professor Borg in estate a Torino, soprattutto ad agosto. Sebbene la città non si svuoti più come un tempo, è innegabile l’alleggerimento generale delle strade. Può capitare che, passeggiando per una qualche strada proprio in un pomeriggio d’agosto a Torino, di avere la sensazione che il tempo si è fermato: orologi immobili, lancette arrugginite, marciapiedi deserti e toccati soltanto dai raggi roventi di un sole pomeridiano e dalle pervicaci erbacce che tutto sfidano.

In qualche modo è arrivata l’idea del kanten di fragole e latte di soia: preparazione frutto forse di una deviazione squisitamente bergmaniana?
Cos’è il kanten?
In rete esistono centinaia di articoli che trattano in maniera esauriente l’argomento quindi non mi ci soffermerò troppo a lungo.
Il 寒天 kanten è un gelificante vegetale, estratto da alcuni tipi specifici di alghe. Rappresenta una notevole alternativa alla gelatina alimentare classica che è quasi sempre di origine animale (suina, in particolare).
In Giappone si utilizza da secoli questo ingrediente soprattutto nei dolci tradizionali, i wagashi.
Da noi il kanten è più noto col nome di agar-agar, vocabolo di origine malese. Tuttavia, pur essendo fondamentalmente la stessa cosa, di norma i giapponesi li distinguono perché i due prodotti si ricavano da due varietà di alghe diverse.



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Nonostante questa distinzione, a conti fatti, non sembrano esserci differenze tali da giustificare procedure diverse. Quindi possiamo usare uno o l’altro senza particolari problemi, ricordandoci però di attenerci scrupolosamente alle indicazioni del produttore.
In Italia si trova l’agar-agar in polvere, in fiocchi, in stecche.
Per questa ricetta userò quello in polvere nonché la forma più comunemente reperibile nei supermercati e anche la più semplice da utilizzare. Al fondo dell’articolo, troverete poi un aggiornamento riferito ad un esperimento in cui ho utilizzato l’agar-agar in fiocchi.
In passato ho trattato l’argomento kanten / agar-agar. Ad esempio, in una ricetta della scorsa estate: コーヒーゼリー Kōhī-zerī ovvero la gelatina al caffè.
Le fragole in Giappone

Ed eccoci al collegamento storico che sempre mi affascina.
Qual è la storia delle fragole in Giappone? Quando sono state introdotte? E da chi? Anche le fragole, come i pomodori, sono state inizialmente apprezzate solo come elemento decorativo?
Normalmente, quando si ripercorre la storia delle fragole in Giappone, si volge subito lo sguardo al XVIII secolo e al ruolo degli olandesi in questa vicenda. In realtà, ci sono testimonianze storiche che ci raccontano del consumo di fragole selvatiche già nel lontano Periodo Heian (794-1185 d.C.), nonché epoca d’oro della letteratura giapponese e in particolare della poesia.
Ritroviamo notizie del consumo di fragole selvatiche nel famoso 延喜式 Engishiki, importante trattato di leggi e costumi, commissionato dall’Imperatore Daigo, sessantesimo sovrano del Giappone. L’opera, conclusa nel 927, rappresenta un importante successo nei tentativi di codificazione degli usi, costumi e leggi del tempo.

Altre scie al profumo di fragola provengono da una celebre opera letteraria risalente sempre al prospero Periodo Heian: l’opera in prosa 「枕草子」Makura no Sōshi, in italiano tradotto come Note del guanciale, di Sei Shōnagon, dell’anno 1002. Mi preme precisare che la traduzione italiana è della straordinaria Lydia Origlia a cui ho dedicato questo scritto in ricordo del nostro incontro, in provincia di Savona.
In Makura no Sōshi ritroviamo un insieme di pensieri, riflessioni, poesie, aneddoti, opinioni, sensazioni dell’autrice nonché dama di compagnia dell’Imperatrice Teishi. Il tutto presentato in uno stile scorrevole e curiosamente fresco scandito dai criteri del mi piace e non mi piace.
Al punto 42 dedicato alle sue considerazioni relative ai Particolari eleganti e graziosi, Sei Shōnagon scrive:
“Indossare su una veste rossa un’ampia e giovanile sopravveste candida. Le uova di anatra. Un dolce di zucchero di vite, conservato nel ghiaccio e presentato in una coppetta di metallo. Un rosario di cristallo. I fiori di glicine. I fiori di prugno quando su di essi fiocchi la neve. Un bambino graziosissimo che mangi fragole. “
Lo zampino olandese e tempi più recenti

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Troppo lontana è l’epoca Heian, con la sua rarefatta vita di corte ritmata da complessi rituali e raffinate etichette.
In quel mondo si mangiavano fragoline selvatiche e un bambino intento a divorarle poteva attirare lo sguardo intenerito di una dama imperiale dalla penna prodigiosa.
Le varietà di fragole comunemente consumate al giorno d’oggi in Giappone hanno avuto origine nel tardo Periodo Edo (tra il 1830 e il 1840) grazie all’introduzione del frutto da parte degli olandesi, al porto di Nagasaki.
Non a caso, infatti, venivano chiamate オランダイチゴ Oranda-ichigo cioè fragole olandesi. Tuttavia, i tempi forse non erano ancora maturi per la nascita del grande amore tra i giapponesi e le fragole.
Infatti, solo nel Periodo Meiji (1868-1912) ebbe inizio la coltivazione su larga scala.
Negli anni, poi, vennero formulate nuove varietà nate da incroci con fragole americane e francesi, soprattutto dagli anni Cinquanta in avanti.





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Da allora la popolarità della fragola è cresciuta sempre di più fino tanto che da un sondaggio lanciato nel 2007 dalla NHK, la maggior emittente radio-televisiva del Paese, è emerso che la fragola è il frutto preferito in assoluto dai giapponesi.
Infatti, a mio parere, rappresenta un po’ il frutto perfetto che piace a persone di tutte le età e che sa dare il giusto finale di graziosità e colore a qualsiasi dolce.
Basti pensare alla sua presenza quasi di rito in alcuni dolci moderni come l’emblematica クリスマスケーキ Kurisumasu-kēki ossia la torta di Natale, le crepe da passeggio, la torta per la festa della mamma ecc.

Le fragole nell’arte
Proprio come abbiamo già visto per i pomodori, anche le fragole hanno un grazioso posticino nell’arte.
Nel 1834, il grande Katsushika Hokusai realizzò un’opera intitolata 「鵙 翠雀 虎耳草 蛇苺」Mozu, ruri, yuki no shita, hebi ichigo. Passerotto, Begonia fragola, sparviero e fragole matte.

Kanten di fragola e latte di soia

Dopo il consueto prologo storico-letterario-artistico, giungiamo finalmente alla nostra ricetta. Vediamo subito gli ingredienti sufficienti per quattro o cinque coppette di dolce:

INGREDIENTI
200g di fragole lavate e mondate
200ml di latte di soia senza zucchero*
100ml d’acqua
4g di agar-agar **
3 cucchiai di zucchero di canna
un po’ di fragole in più per decorare (facoltativo)
*In Giappone per queste ricette si usa un tipo di latte di soia chiamato 無調整 muchōsei ovvero puro, senza additivi di alcun genere. Io ho usato il latte senza zucchero della Valsoia. Usate la marca che preferite ma accertatevi che non contenga zucchero.
**Io ho usato l’agar-agar in buste della Coop. Usate quello che avete ma seguite con precisione le indicazioni riportate dal produttore perché queste possono variare molto da una marca all’altra.


Nella coppa di un frullatore versare il latte di soia e le fragole lavate e tagliate a pezzi. Frullare bene fino ad ottenere un composto omogeneo.

In un pentolino versare l’acqua e l’agar-agar in polvere. Mescolare bene con una frusta assicurandosi che non vi siano grumi e che la polvere si sciolga in maniera uniforme. Scaldare a fiamma medio bassa e, una volta raggiunto il bollore, lasciar cuocere per circa due minuti.
Aggiungere lo zucchero e mescolare ancora. Per ultimo, unire il frullato di fragole e latte di soia preparato in precedenza. Amalgamare il tutto e scaldare il composto per un paio di minuti senza però portarlo ad ebollizione.


Scegliere delle coppette di vetro o di ceramica e versarvi il composto con un mestolo. Io ho scelto coppette varie, tra cui i miei amati sobachoko. In particolare, quello in primo piano, è un sobachoko giapponese decorato con illustrazioni di alghe…motivo particolarmente adatto se si considera che sono la fonte del kanten!
Lasciar raffreddare fintantoché il vapore di cottura non sarà svanito. In giapponese esiste un termine specifico per indicare questo vapore di cottura: 粗熱 aranetsu.
Riporre in frigorifero per almeno un’oretta e mezza. Se lo si desidera, si può guarnire il kanten con delle fettine di fragole precedentemente messe da parte oppure con altra frutta, cioccolato fuso, panna montata ecc.
Provate questo dolce. Vi sorprenderà. La consistenza è quella di una soffice mousse.



Kanten al matcha
Come promesso, vi riporto un esperimento dove al posto delle fragole ho utilizzato il matcha. Ma non è stata l’unica variazione: ho infatti usato l’agar-agar in fiocchi e non quella in polvere. Nello specifico ho utilizzato quella del marchio Probios:

Ho trovato un po’ più complesso l’uso di questi fiocchi perché serve essere precisi con le dosi. Occorre, dunque, una bilancia di precisione che io non ho. Tuttavia, per circa sei coppette di kanten al matcha ho utilizzato un cucchiaio e mezzo da minestra di fiocchi.
Un altro aspetto che può rendere più complesso l’uso dell’agar-agar in fiocchi è la necessità di farli sciogliere molto bene in acqua prima di poter procedere col resto della ricetta. Questa operazione richiede un po’ di pazienza.
Ho ottenuto un kanten compatto ma al tempo stesso gradevole e fresco con le note del matcha come vere protagoniste.


Fonti
Kanazawa Market
NHK Broadcasting Culture Research Institute, Public Opinion Research Department, 2008, What Japanese People Like: Tastes and Values Read with Data.
Nihonjin no Suki na mono: Data de yomu shikō to kachikan (Cosa piace ai giapponesi: preferenze e valori), Japan Broadcast Publishing Association.
Sei, Shōnagon, Note del guanciale, SE, 2002.