
È di Shuwa-shuwa che vorrei raccontarvi. Ma cedo il passo, per un attimo alla regina delle stagioni e al suo ingresso in scena
Ben prima che ci raggiungesse, la primavera ci aveva già mandato dei messaggi per avvisarci del suo arrivo imminente. Quel non so che di profumato nell’aria, quei primi raggi di sole ancora brevi ma già intensi. Il piroettare di insetti comparsi quasi d’acchito e spumeggianti cespugli di forsizie dorate. E poi quell’apparizione quasi improvvisa di boccioli impazienti, pronti a svelarsi al via.
Le giornate hanno cominciato ad allungarsi e con esse è ritornato lo stupore sempre bambino del sole fino a tardi.
Sui petali del ricordo
A proposito di fiori, mi viene in mente un’espressione giapponese che mi piace moltissimo:
思い出話に花が咲く
Omoide-banashi ni hana ga saku.
Traduzione: Nel discorrere di ricordi sbocciano i fiori.
La rievocazione di ciò che è stato genera sempre il fiorire di altri ricordi e questo dona brio alla passeggiata di reminiscenza. È un po’ come percorrere molto lentamente un viale lungo cui piccoli fiorellini si schiudono ad ogni passo.
Megumi è venuta a trovarmi nel cuore di marzo. Erano trascorsi già alcuni giorni dalla sua partenza quando, un pomeriggio, mi sono ritrovata a passeggiare per i Giardini Reali di Torino fermandomi più volte a gustare il momento e ad ammirare ciò che mi circondava. Il sole era già incamminato sulla via del tramonto e il cielo aveva iniziato a tingersi di quelle note che fanno da preludio alla sera. È il momento dello 夕暮れ yūgure, come dicono i giapponesi.

Mi sono avvicinata a questo ciliegio dai fiori di un rosa tenue, come quello di un delicato confetto. I suoi rami, generosamente piegati verso il basso, mi hanno permesso di ammirare questa cascata floreale anche nel dettaglio.
Non appena arriva la primavera, l’argomento dei ciliegi in fiore diventa inflazionato tanto da sembrare strano il non parlarne. Ma ho scritto e raccontato molto in proposito negli anni. Mi basta ricordare gli umili ciliegi delle collinette di Zama, nel Kanagawa, che vedevo dalle finestre del mio ingresso. Oppure i rosei tripudi che mi aspettavano avvolti nel silenzio su allo Zama-jinja, il santuario shintoista che visitavo in solitudine.
Ho accolto i primi cenni di primavera così, lungo i viali dei Giardini Reali e con la Mole Antonelliana come fedele compagna nonché inconfondibile simbolo della mia straordinaria città.

Il ritorno verso casa, passando dai Giardini Reali.
Il progetto Shuwa-shuwa

Qualche tempo fa – sinceramente non ricordo nemmeno quando – venni a conoscenza del dolcissimo progetto di una famiglia franco-nipponica. Il progetto, concretizzatosi poi in uno splendido volume, s’intitola “Shuwa-shuwa“.
Si tratta di una vivacissima raccolta di cento espressioni onomatopeiche comunemente usate in giapponese.
La famiglia Lamri-Shigematsu, che artisticamente si fa chiamare M&M&m&m avendo tutti e quattro nomi che iniziano con la lettera M, ha ideato questo libro grazie all’esperienza didattica di apprendimento del giapponese in cui sono impegnati i figli Maïtė e Maceo e il loro papà.
Il libro

Frutto dell’esperienza didattica nell’apprendimento del giapponese di Maïté, Maceo e il loro papà, il libro ha richiesto circa diciotto mesi di lungo lavoro! Il volume, infatti, è anche il risultato di una collaborazione a livello internazionale che ha coinvolto illustratori di quasi quaranta Paesi diversi, inclusa l’Italia!
La prefazione al libro, inoltre, porta il prestigioso nome di Agnès B., stilista francese di fama internazionale il cui marchio ho conosciuto per la prima volta proprio in Giappone dove è molto apprezzata.
Le onomatopee in giapponese
Le onomatopee sono parole che foneticamente imitano il verso di un animale o il suono prodotto da qualcuno o qualcosa. Anche in italiano le abbiamo. Pensiamo, ad esempio, ai miao, bau, cip-cip, muu-muu. Ma pensiamo anche ad onomatopee che riproducono il bum! di un’esplosione; il bla-bla del parlottio indistinto; lo splash di qualcosa che cade nell’acqua; l’etciù dello starnuto; il bang dello sparo; il driiin del telefono o di un campanello. E molte altre.
A me fanno subito pensare ai fumetti; ma anche alle poesie di Aldo Palazzeschi, grande poeta avanguardista italiano, in particolare a quel suo componimento del 1909 intitolato “La fontana malata” che potete leggere qui.
Nel complesso, però, sembrano richiamare alla mente un linguaggio infantile o un contesto giocoso e decisamente non formale.
Tuttavia, in giapponese le cose stanno diversamente.
Coloro che si avvicinano allo studio del giapponese ben presto scoprono che questa lingua vanta un ricchissimo assortimento di queste espressioni. Ma, a differenza dell’italiano, in giapponese sono parte integrante della lingua e non necessariamente legate a contesti di scherzo o di gioco.
E credo stia proprio qui la difficoltà: bisogna considerare queste espressioni al pari di qualsiasi altro vocabolo e appartenenti allo stesso grado di importanza. Sono dunque da imparare a utilizzare con disinvoltura per dare qualche pennellata in più di profondità al proprio pensiero.
Le onomatopee in giapponese a volte arrivano dove il semplice sostantivo o verbo non bastano.
Le cinque categorie di onomatopee del giapponese
Per dare prova della serietà con cui queste espressioni sono annoverate nella lingua naturale è sufficiente notare che ne esistono ben cinque categorie diverse!
Le 擬声語 giseigo: queste riproducono suoni prodotti da animali o persone. Vediamone alcune:
ニャンニャン nyan-nyan : miao miao
ワンワン wan-wan : bau bau
ペラペラ pera-pera: riproduce la scioltezza di chi parla fluentemente una lingua
Vi sono poi le 擬音語 giongo che invece imitano il suono prodotto da oggetti o fenomeni naturali. Vediamone qualcuna:
シュワシュワ shuwa-shuwa (che è anche il titolo del libro!): riproduce il rumore prodotto dalle bollicine di una bevanda effervescente.
ポタポタ pota-pota : imita il suono della pioggia quando cade a goccioloni pesanti.
リンリン rin-rin: replica il suono di un campanellino.
Dalla terza categoria in avanti inizia, a mio avviso, il lato realmente affascinante delle onomatopee del giapponese perché esprimono sfumature di significato che possono rivelarsi estremamente sfuggenti.
Abbiamo infatti le cosiddette 擬態語 gitaigo che descrivono condizioni e stati. Eccone qualcuna:
ビショビショ bisho-bisho: essere bagnati fradici.
グッタリ guttari: essere stanchissimi, senza forze.
ピチピチ pichi-pichi: avere un aspetto giovane e fresco.
La penultima categoria è quella dei 擬容語 giyōgo che comprende le onomatopee dedicate ai movimenti. Qualche esempio:
ダダダダ dada-dada: riproduce il suono di qualcuno che corre trafelato.
スタスタ suta-suta: il suono della camminata a passo svelto, spesso fatta senza guardarsi troppo intorno.
トコトコ toko-toko: il suono dei passettini di un bambino.
L’ultima categoria è quella dei 擬情語 gijōgo, un gruppo che contiene parole dedicate alla descrizione precisa di sentimenti ed emozioni. Questa per me è la categoria più affascinante. Qualche esempio:
飽き飽き aki-aki: descrive la sensazione di noia mortale, il sentirsi stufi.
イライラ ira-ira: sentirsi irritato, fortemente infastidito.
ハラハラ hara-hara: sentirsi agitato, in preda all’ansia.
ワクワク waku-waku: sentirsi molto emozionato e in ansia ma per qualcosa che molto probabilmente sarà positivo.
ラブラブ rabu-rabu: essere innamorati. A questa onomatopea sono affezionata perché me l’aveva insegnata Fusae-san.
La preziosità di Shuwa-shuwa
Questa breve panoramica delle onomatopee in giapponese dovrebbe essere sufficiente per avere più o meno un’idea della loro ricchezza e complessità. Ecco perché sono un aspetto sicuramente intrigante ma anche complicato per qualsiasi studente della lingua: da un lato vi è una complessità numerica (si dice che queste espressioni siano all’incirca quattromila!) e dall’altro la necessità di vederle come parte essenziale della lingua naturale e non come mero abbellimento un po’ burlone.
Per questo motivo vanno studiate con criterio per poterne cogliere le sfumature e i contesti in cui utilizzarle correttamente.
All’università usavamo un libro che si serviva di vignette e semplici illustrazioni per veicolare il significato – anche sottile – di ognuna. Nel fumetto rosso sulla copertina, la promessa: 絵でわかる e de wakaru cioè comprensibili grazie alle illustrazioni. Questo perché a volte non basta semplicemente spiegarle ma è più efficace rappresentarle per poter trasferire più o meno lo stesso concetto in un’altra lingua.

Quando sono venuta a conoscenza del progetto Shuwa-shuwa ripensai subito a questo libro del professor Akutsu…ma con una marcia in più. E avevo ragione.
Cento illustratori che, da ogni parte del mondo, hanno contribuito con i loro straordinari disegni e ognuno con una missione: trasmettere nella maniera più accurata possibile la sfumatura di ogni onomatopea elencata.

In tutte e cento le illustrazioni ritroviamo Maïté e Maceo visti attraverso l’immaginazione e la creatività di questi disegnatori di grande talento. I due ragazzini sono sempre impegnati in svariate situazioni che spiegano esattamente il senso dell’espressione onomatopeica in esame. Ogni espressione è inoltre accompagnata da una frase di esempio in inglese, francese e giapponese e da i riferimenti dell’artista che ha realizzato il disegno.
Nei giorni precedenti all’acquisto ho chiacchierato un po’ con la mamma dei ragazzi che, con grande dolcezza e affabilità, ha accolto il mio entusiasmo per Shuwa-shuwa. Assieme al libro mi ha anche inviato in regalo queste graziose cartoline che riportano alcune delle onomatopee contenute nell’opera:



E una graditissima dedica al fondo del libro!

La magia di queste meravigliose illustrazioni e la passione che chiaramente traspare da tutta l’opera riescono con grande efficacia a trasmettere l’esatto significato di ogni espressione. E quindi, se le si comprende le si riuscirà anche ad usare, arricchendo in questo modo la propria capacità espressiva in giapponese.
Una vera coccola artistica per tutti gli studenti di lingua giapponese, di qualsiasi livello.
Il libro si può acquistare direttamente dalla pagina ufficiale che trovate QUI. E nel frattempo restiamo in attesa del secondo volume che è già in preparazione! Per un piccolo sconto sull’acquisto, usate il codice: SHUWA.
Questo post è dedicato alla famiglia M&M&m&m, in particolar modo a Maïté e Maceo!